Abruzzo, vendemmia in ritardo e con l’incubo “Suzukii”

Il meteo irregolare e l’azione del dannoso parassita di origine asiatica creano problemi in alcune aree della regione. «Non sarà un’annata facile»

PESCARA. Per il vino abruzzese si delinea un'annata condizionata dalle irregolarità climatiche e fitopatologie correlate. Belle giornate permettendo, la vendemmia dei vitigni a bacca nera è prevista dal 10 al 20 di ottobre. «Se il tempo regge si attenderà fino al 25 di ottobre, in questo momento l'uva ha bisogno di sole. Le piogge di metà settembre e l'abbassamento delle temperature hanno rallentato la maturazione dei grappoli e costretto a raccolte anticipate nel case di uve compromesse» racconta Giuseppe Cavaliere, agronomo della Regione Abruzzo.

Dove ha attaccato l'apparato fogliare, il fungo della peronospora ha portato a produzioni più scadenti. In quei casi, spiega il tecnico, correre ai ripari non serve. Tutto sta nell'intervento mirato, nei trattamenti preventivi sul campo al momento giusto. Ma poco e niente si può fare contro il meteo anomalo e fuori controllo, elemento scatenante della diffusa condizione di mediocrità, stentata maturazione dei frutti, qualità tirata per i capelli.

Le piogge ripetute non stanno favorendo la maturazione dell'uva al punto giusto. Fare trattamenti adesso però non ha senso, «non ci sono i tempi tecnici» conferma Cavaliere, «ora si cerca solo di alleggerire il carico tra le vigne per favorire l'arieggiamento, in modo da tenere a bada le muffe».

Sperando in altre giornate di sole sincero. All'annata difficile si è cercato di adeguarsi con modifiche ai parametri previsti dal disciplinare di produzione. Aumento del grado alcolico naturale del prodotto con l'aggiunta di mosto concentrato, e livellamento in basso di mezzo punto del grado alcolico laddove le uve non arrivano a maturazione ottimale.

«Quest'anno si è cominciato a raccogliere le olive prima dell'uva Trebbiano e Montepulciano, ennesima riprova del clima che sta cambiando», commenta Francesco Paolo Valentini, produttore di vino, olio e grano d'eccellenza a Loreto Aprutino. «Gli attacchi devastanti della mosca olearia, che quest'anno ha iniziato a colpire a fine luglio con due mesi di anticipo, si vanno ad assommare al flagello della suzukii che sta attaccando i vigneti di Montepulciano» rivela, pur escludendo la presenza dell'insetto tra i suoi vigneti come in tutta l'area vestina.

La suzukii, Drosophila suzukii Matsumura, è conosciuta come la mosca dei piccoli frutti. E' un insetto - dittero come la mosca dell'olivo - proviente dal Sud-est Asiatico, con buona probabilità dalla Cina, attratto dal cromatismo intenso dei frutti scuri a buccia morbida, ciliegie, susine, pesche dal grado zuccherino elevato, uva rossa e anche bianca quando ben matura e ambrata. Sul nuovo intruso è allarme al Nordest già dal 2009. In Abruzzo, racconta l'agronomo Luca Dell'Orso, è sceso nel 2014, sotto vendemmia prendendo i produttori alla sprovvista.

L'estate torrida del 2015 è servita a tenerlo sotto controllo, quest'anno è però riesploso in tutta virulenza grazie al clima caldo umido - temperatura media di gennaio superiore a quella del mese di maggio, con punte di 23 gradi per effetto dell'anticiclone delle Azzorre, riporta scrupolosamente lo stesso Valentini nei suoi quaderni di campagna - allargando l'areale nelle province di Pescara, Chieti e Teramo. Con 25° di temperatura esterna, in dieci giorni l'insetto è capace di replicare una generazione. Favorito, si fa per dire, l'habitat caldo umido della zona costiera ma la spinta fino alla media e alta collina abruzzese, dalla Maiella occidentale alla Val di Sangro, è progressiva, conferma Dell'Orso. Un evento di proporzioni pandemiche, si teme, difficile da debellare.

«Un'altra rogna» riprende Valentini, «che come la mosca olearia sta a significare un adattamento al clima tropicale ormai diffuso sulla Penisola con umidità costante e temperature non elevate, in particolare sulle zone costiere». Il danno del nuovo insetto è indiretto, spiega il vignaiolo artigiano. Nel deporre le uova nella parte centrale del grappolo, crea gocciolamento che innesca le muffe. «Queste anomalie sono l'ennesimo indicatore del cambiamento climatico in atto. Una volta con le gelate gli insetti morivano, ora no perché gli inverni non sono abbastanza freddi. Tutto questo deve far capire che dobbiamo inquinare meno il pianeta in cui viviamo per salvare l'ambiente, l'ecosistema, tutto è collegato. Come sarà l'annata enologica 2016? Difficile dirlo senza la sfera di cristallo. Le premesse non sono delle migliori, ma perché dirlo prima di raccogliere l'uva?»