Accusati di omicidio tre cugini nomadi

Due giovani sono finiti in carcere, il terzo è ricercato in mezzo Abruzzo

TERAMO. I tre cugini nomadi sono accusati di omicidio volontario in concorso. Danilo Levakovic, 21 anni, e Sante Spinelli, 25, alle 21 di ieri sono entrati in carcere. Il terzo, Elvis Levakovic, 20 anni, è ricercato, ma forse nelle prossime ore potrebbe costituirsi. Uno dei tre è lo zio di uno dei minori che da agosto sono in carcere per l’omicidio De Meo.

Nonostante la loro giovane età sono già conosciuti alle forze dell’ordine. Nel giugno dell’anno scorso Danilo Levakovic è stato arrestato con l’accusa di aver nascosto 42 chili di hascisc che avrebbero dovuto rifornire tutta la costa. 42 chili che avrebbero dovuto essere custoditi sotto terra, ad Alba, ben nascosti in un recipiente pieno d’acqua interrato e coperto da una botola. I carabinieri di Alba erano arrivati prima che la droga finisse sotto terra: i panetti di hascisc erano in una macchina parcheggiata in un’area recintata in cui si allevavano cavalli.

L’operazione venne chiamata Escalation, quasi a voler sottolineare l’intenzione dei nomadi a voler conquistare fette sempre più grandi di mercato. Ma Danilo è coinvolto anche nella mega operazione dei carabinieri sui dollari falsi, l’indagine partita dalla Repubblica di San Marino e finita a Teramo con l’arresto di dieci persone. Un’indagine che sta per chiudersi con l’avviso di conclusione delle indagini. Operazione in cui è coinvolto anche il cugino Elvis, ricercato per l’omicidio di Fadani. Nel gennaio del 2008, inoltre, Elvis Levakovic è finito in carcere insieme ad altri tre rom con l’accusa di aver messo a segno decine di furti nei bar scassinando gli apparecchi videopoker. Secondo gli investigatori nel 2008 il gruppo avrebbe compiuto più di venti furti tra Mosciano e Giulianova. Sante Spinelli ha precedenti per furti. I tre sono cugini e ieri davanti alla caserma di Alba Adriatica, tra i tanti nomadi arrivati, è giunta anche Clelia Spinelli, la madre di Danilo Levakovic. La donna ha detto: «Erano ubriachi ma non sono stati loro ad uccidere Emanuele. E’ stato Elvis».

La donna, dunque, ha scaricato sul nipote ogni responsabilità prima di risalire in macchina e tornare a casa. E ieri sera nella caserma di Alba, qualche ora prima che i due venissero arrestati e trasferiti nel carcere teramano di Castrogno, è arrivato Giuseppe Sgura, l’avvocato dei due nomadi. «Posso dire che è stato dato affidato l’incarico dell’autopsia», ha detto, «e che abbiamo nominato un perito di parte (Grazia Fusaro, ndr) che assisterà all’esame. Voglio ribadire che i miei assistiti si sono presentati spontaneamente in caserma». Il legale, che ha lasciato la caserma un’ora e mezza dopo aver avuto un colloquio con i due ragazzi, non ha voluto dire di più. Questo, evidentemente, in attesa dell’interrogatorio di garanzia, che si svolgerà nelle prossime ore davanti al gip che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare. Ora le indagini sono concentrate sulla ricerca del terzo, che non è escluso che nelle prossime ore possa anche decidere di costituirsi.