Maurizio Acerbo in ospedale per Covid (foto dal profilo Fb)

CORONAVIRUS / ABRUZZO

Acerbo dopo 11 giorni resta in ospedale: ho di nuovo la febbre, pensavo di essere guarito

Il segretario di Rifondazione comunista: "Pare che il Covid sotto la cenere continui ad agire. Stadi aperti al 25 per cento? Da delinquenti solo pensarlo"

PESCARA. «Ero stato troppo ottimista. Ieri sera è risalita la febbre che questa mattina è a 38,7. Dopo dieci o undici giorni di medicine speravo che il fuoco si fosse spento. E invece ora pare che il Covid sotto la cenere continui ad agire». Lo afferma il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, dal suo letto dell'ospedale di Pescara dove è ricoverato dallo scorso 17 settembre dopo che è risultato positivo al coronavirus.

«Non ho competenze per capire come sta evolvendo la situazione e attendo i medici. Comunque niente di drammatico. La pazienza è una virtù rivoluzionaria», dice il segretario, aggiungendo al telefono con l'Ansa che «mi hanno fatto tutta una serie di analisi», mentre, fino a ieri, «pensavo di essere in dirittura di arrivo».

Acerbo era finito in ospedale con febbre alta, tosse, spossatezza e sintomi riconducibili al Covid-19, in un periodo in cui si era spostato in diverse zone d'Italia nell'ambito della campagna elettorale. La febbre, con l'inizio della terapia, era subito scomparsa, ma ieri è risalita.«I medici mi dicono che il Covid-19 è particolare e può succedere anche questo», sottolinea.

Rispetto alle tematiche di cui si discute in questi giorni, come la riapertura degli stadi al pubblico, il segretario definisce «irresponsabili e delinquenti» coloro che vorrebbero un'apertura con il 25 per cento del pubblico. «Non se ne dovrebbe neanche discutere - osserva - Il danno lo si fa alla fascia di popolazione più culturalmente disarmata. Si è data voce a gente che non ha competenza in materia e questa è anche una responsabilità dei proprietari dei media che trasformano tutto in spettacolo. Mi sembra assurdo che gente che non ne sa niente sia stata a parlare dalla mattina alla sera in modo irresponsabile in tv». «Io non avevo patologie pregresse - aggiunge - Eppure sono undici giorni che sono in ospedale. Non è qualcosa con cui si scherza. Ci sono rischi, come le trombosi, che sono gravissimi. Mi ammalo ogni anno di influenza, ma non ho mai fatto una tac, una angiotac o otto emogasanalisi che sono dolorose. Come si fa a dire che è solo un'influenza un po' più forte? È da irresponsabili». «Ci vuole senso di responsabilità. È meglio un errore di precauzione che un morto in più. Bisogna affidarsi alle indicazioni della scienza. Non siamo mai completamente al riparo, ma dobbiamo fare il possibile per cercare di evitare i contagi», conclude il segretario di Rc. (ansa)