Allarme della Dia sull’Abruzzo: rischio contaminazioni mafiose

La vicinanza a Puglia e Campania espone il territorio all’influenza di organizzazioni malavitose. Attenzione su ricostruzione post-sisma, agricoltura e zootecnia. E agli affari delle famiglie rom
PESCARA. L’Abruzzo si conferma una regione priva di fenomeni mafiosi autoctoni. Ma non indenne da contaminazioni della malavita. La vicinanza ad aree connotate dalla storica presenza della criminalità organizzata, in particolare Puglia e Campania, espone il territorio all’influenza di organizzazioni malavitose radicate in queste aree. È il quadro tracciato nella Relazione sull’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) nel 2024, presentata a palazzo Grazioli, a Roma. Il report, regione per regione, analizza lo stato dell’arte delle infiltrazioni criminali nel nostro Paese.
Per l’Abruzzo, i comparti maggiormente a rischio infiltrazioni risultano l’agricoltura, nella zona “calda” del Fucino (in particolare da parte di organizzazioni camorristiche), zootecnia, turismo e la ricostruzione, con i cantieri post-sisma dell’Aquila e nel Teramano. Particolarmente attenzionate, in Abruzzo, risultano le zone interne e L’Aquila nello specifico. Qui, infatti, si concentrano le opere di ricostruzione pubbliche e private legate al terremoto del 2009 e a quello del Centro-Italia del 2016-2017.
«Al riguardo», è quanto riportato nella relazione della Dia, «le risorse finanziarie stanziate per i cantieri costituiscono, ancora oggi, potenziali obiettivi per le mire di organizzazioni criminali capaci di infiltrare l’economia legale. Allo stesso modo risultano appetibili i fondi pubblici erogati in altri settori, tra cui l’agricoltura, la zootecnica e il turismo, particolarmente importanti per la regione».
A tal proposito, in tutto il territorio, resta alta l’attenzione istituzionale da parte delle prefetture nel monitoraggio sul rischio di infiltrazioni criminali a tutela dell’economia legale. I settori agricolo e zootecnico, negli anni passati, sono stati interessati da indagini e da provvedimenti interdittivi antimafia adottati dalle prefetture abruzzesi, dai quali – sottolinea la relazione della Dia – «l’elevata esposizione di tale contesto al rischio di infiltrazioni mafiose da parte di organizzazioni criminali, specie pugliesi».
La Dia, nella sua dettagliata relazione a firma del generale Michele Carbone, elenca le maggiori operazioni anticrimine portate a termine in Abruzzo. Nel 2024, una società aquilana che opera nel settore zootecnico è stata oggetto di un’interdittiva antimafia, in quanto ritenuta a rischio di infiltrazione mafiosa. Nello stesso periodo la prefettura dell’Aquila, guidata dal prefetto Giancarlo Di Vincenzo, al termine dell’attività istruttoria del Gruppo interforze antimafia, ha adottato 6 misure di prevenzione collaborativa nei confronti di altrettante imprese che operano nel settore dell’agricoltura e della pastorizia.
Nello spesso periodo, altri due provvedimenti interdittivi sono stati emessi dall’allora prefetto di Chieti, Mario Della Cioppa, a carico di due società che operavano nel commercio di autoveicoli e di prodotto tessili. L’attività investigativa degli ultimi due anni ha documentato, inoltre, la presenza in Abruzzo di esponenti della criminalità pugliese, calabrese e di gruppi criminali di origine albanese e di etnia rom. Questi ultimi, in particolare, sono rappresentati da nuclei familiari diventati stanziali, sia lungo la fascia costiera (Pescara e Vasto) che nell’entroterra (Avezzano), legati tra loro da parentela. Gruppi che sono stati oggetto di pregresse indagini in materia di stupefacenti e usura, dalle quali sarebbe emersa «la loro potenzialità ad evolvere in forme di criminalità più complesse».
I controlli delle forze di polizia hanno confermato l’operatività, sul territorio abruzzese, di gruppi criminali provenienti dalla Puglia e stranieri, in particolare di origine albanese. Il 30 gennaio 2024, nelle province di Chieti e Foggia, la polizia di Stato ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone accusate di associazione per delinquere finalizzata a rapine, ricettazione, riciclaggio, incendio, detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini hanno consentito di smantellare un’organizzazione criminale con base a Cerignola, in provincia di Foggia, responsabile di una rapina commessa a marzo 2022 a San Giovanni Teatino, ai danni di un istituto di vigilanza. Il 2 luglio 2024, nelle province di Teramo e Pescara e in altre aree del territorio italiano i carabinieri hanno portato a termine l’operazione “Contras” con l’esecuzione di 14 arresti con l’accusa di associazione finalizzata al traffico, alla produzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
È stata accertata l’operatività, in Abruzzo, di un’organizzazione criminale composta da italiani, spagnoli, argentini e colombiani dedita al traffico internazionale di hascisc e cocaina. La droga veniva approvvigionata in Spagna e trasportata in Italia via gomma da corrieri abruzzesi per alimentare le piazze di spaccio locali e marchigiane.
Infine, il 19 novembre scorso, all’Aquila, la polizia ha eseguito 29 ordinanze di custodia cautelare, per la maggior parte albanesi e macedoni, accusati di associazione finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di stupefacenti. L’indagine, avviata nel 2022, ha accertato che la droga veniva approvvigionata nel Lazio per, poi, essere spacciata al dettaglio, anche con consegne a domicilio, in centro e in altre località del capoluogo aquilano.
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