Allarme mutui, soffre una famiglia su tre

L'Abruzzo è tra le regioni più a rischio secondo uno studio nazionale della Caritas

PESCARA. Quasi una famiglia abruzzese su tre fatica a sostenere la rata del mutuo concordata con la banca. A rivelarlo è un'analisi dell'Osservatorio sul costo del credito composto da Caritas e fondazione Responsabilità etica. Lo studio effettuato in ambito nazionale delinea un'autentica emergenza mutui, da cui la regione martoriata dal sisma del 2009 non può in alcun modo tirarsi fuori.

Dall'indagine risulta infatti che una famiglia italiana su quattro è in crisi, perché spende più del 30 per cento del proprio reddito per pagare le rate. Inoltre sommando questi costi alle bollette, e alle altre tariffe, risulta che quasi un nucleo familiare su due, pari al 46,7 per cento del campione esaminato, ha difficoltà a mantenere la propria abitazione. Quadro desolante, che fa il paio con il grido d'allarme lanciato nei giorni scorsi dalla presidente nazionale di Confindustria, Emma Marcegaglia.

Netta la posizione del vicedirettore della Caritas, Francesco Marsico: a fronte di questi dati e delle dichiarazioni della presidente Marcegaglia, se le imprese sono state lasciate sole, le famiglie «non godono di migliore fortuna. Manca una politica loro dedicata».

Secondo l'Osservatorio, nel 2011, le famiglie in crisi a causa del mutuo sono il 24,7%.

«Siamo tornati ai livelli di pre-crisi» commenta il presidente del centro culturale Francesco Luigi Ferrari, Gianpietro Cavazza «ma la crisi non è finita, i tassi di interesse stanno aumentando e i redditi no».

La maggior parte delle famiglie che spendono oltre il 30% del proprio reddito per il mutuo sono composte da una sola persona (43,4%) o da un solo genitore con uno o più figli (40,7%). Nel 31,8% dei casi, hanno un basso titolo di studio (licenza elementare) e nel 48,9% sono in cerca di occupazione.

Sono più diffuse al Nord, «dove c'è una maggiore tendenza al rischio» e vivono in Liguria (31,5%), Lombardia (28,4%), Veneto (28%) ed Emilia Romagna (27,3%). Alta la percentuale delle famiglie a rischio in Abruzzo e Molise (29,2%), sulle quali gravano «le conseguenze del terremoto».

Per quanto riguarda le famiglie in affitto, se nel 2011 queste decidessero di acquistare una casa e accendere un mutuo, il 49,3 per cento si troverebbe in difficoltà a pagarne le rate e il 68,5% non potrebbe garantire sempre la copertura totale delle spese per l'abitazione (mutuo e bollette). Anche in questo caso sarebbero più a rischio i nuclei unipersonali (68,8%) o formati da un genitore e figli (72,9%); soggetti con scolarità media, ma magari con un'occupazione a salario basso, e famiglie in cerca di lavoro.

La crisi inciderebbe di più in Toscana (56,7% dei nuclei), Sicilia (56,5%), Umbria e Marche (54,9%) e Campania (54,8%).

«Neanche un ottimo quoziente familiare» osserva Marisco «risolverebbe i problemi a cui vanno incontro le famiglie. Il quoziente è un tassello. Resta il problema centrale dei costi occulti che, in questa fase transitoria, in attesa dell'applicazione del federalismo fiscale, i Comuni scaricano senza alcun tipo di progressività fiscale attraverso i servizi».

Un consiglio alle istituzioni?  «Se il Paese solo valutasse le politiche messe in campo negli ultimi anni e riflettesse sulla privatizzazione degli edifici stabilendo se è veramente stata la strada giusta, questo sarebbe già un vantaggio per le famiglie italiane».

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