Budget e ricoveri, le cliniche tornano al Tar

Ricorso non urgente per dare modo a Chiodi di rispettare gli impegni sulla mobilità

PESCARA. Un atto di coerenza, una forma di cautela in attesa degli eventi. Si può interpretare così la decisione delle cliniche private di presentare ricorso al Tar dell'Aquila contro la delibera che stabilisce i tetti di spesa firmata di recente con il governatore-commissario alla Sanità Gianni Chiodi.

Un atto di coerenza perché così fanno da quattro anni a questa parte di fronte al medesimo atteggiamento della Regione; una forma di cautela perché comunque si riservano l'opportunità di procedere arrivando finanche a chiedere l'annullamento della delibera nel caso in cui Chiodi non mantenga la parola data, non riveda cioè la sua politica sulla distribuzione dei budget e non mantenga gli impegni sulla mobilità passiva.

È soprattutto su quest'ultimo punto che insistono le cinque cliniche in questione (Spatocco, Villa Serena, Ini Canistro, Pierangeli e Villa Letizia tutte aderenti all'Aiop) in prospettiva di una situazione che, come riportato dal piano sanitario 2011-2012, sembra destinata a peggiorare e non si sa da chi possa essere gestita in futuro, essendo i ruoli di Chiodi e della sua vice Giovanna Baraldi in scadenza.

Di qui la decisione di mettere le mani avanti, di ricorrere ai giudici amministrativi solo nel merito, senza neanche chiedere la sospensiva della delibera, con la consapevolezza che un siffatto ricorso "non urgente" (curato dall'avvocato Tommaso Marchese) rischia di essere discusso fra molto tempo. Gli operatori della sanità privata tendono in pratica una mano a Chiodi affinché sia regolarizzata una situazione secondo loro maturata su una serie di illegittimità e di scarsa trasparenza, convocando subito il tavolo tecnico concordato a margine della trattativa sui tetti di spesa.

Da parte loro assicurano la disponibilità nel far recuperare all'Abruzzo quell'attrattività che Chiodi e la Baraldi indicano nel piano operativo come una delle cause principali dei mali della sanità regionale.

Le cliniche non vogliono trovarsi nella stessa posizione del 2010, quando firmarono gli accordi con la Regione a seguito di una serie di promesse che non furono mantenute.

Anche allora gli accordi vertevano in particolare sulla mobilità dei pazienti: la Regione decise di tagliare i fondi per la mobilità attiva (i ricoveri nelle strutture sanitarie pubbliche e private abruzzesi di pazienti provenienti da altre regioni) con l'impegno di rivedere la mobilità passiva (i ricoveri extraregione di pazienti abruzzesi). In sostanza chiedeva sacrifici agli operatori privati con la promessa di "recuperare" con i ricoveri della mobilità passiva. Ciò, stando anche ai dati contenuti nel piano operativo che registrano un tendenziale aumento, non è avvenuto anche a seguito del fallimento degli accordi di confine, per i quali le altre regioni (Marche in particolare) avrebbero dovuto dare uno stop ai ricoveri abruzzesi.

La preoccupazione delle cliniche sta nel fatto che qualsiasi forma di taglio si trasforma in un buco finanziario negli anni successivi e penalizza l'assistenza sanitaria. Per cui temono che i tagli del 2010 si rifletteranno in maniera pesante nel 2012 quando diminuiranno le entrate del fondo sanitario a causa dell'aumento smisurato della mobilità passiva.

L'invito a Chiodi di intervenire tiene infine in considerazione anche il fattore tempo. Le cliniche infatti non sanno chi sarà alla guida della sanità abruzzese nel 2012, per cui ribadiscono che gli accordi presi vadano mantenuti prima possibile in modo da evitare "sorprese".

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