Capistrello, sequestrate le case del boss

Il valore dei beni è di 10 milioni. Tutti gli immobili erano intestati a prestanome

CAPISTRELLO. Maxi sequestro dell’Antimafia nei confronti del boss originario di Capistrello, Carmine Fasciani. Tra i beni su cui sono stati apposti i sigilli, del valore complessivo di quasi dieci milioni, anche due appartamenti in centro a Capistrello. Il provvedimento è stato disposto dal tribunale di Roma.

IL BLITZ. I sequestri sono stati eseguiti dalle prime luci dell’alba dai carabinieri di Ostia, in collaborazione con quelli della caserma di Capistrello e della compagnia di Tagliacozzo.
Sono stati disposti dal tribunale di Roma su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia di Roma. L’attività investigativa della Procura capitolina si è sviluppata nell’ambito di un’operazione che aveva consentito tempo fa di sgominare un’attività criminale che si occupava dell’importazione dall’estero di ingenti quantitativi di cocaina.

I BENI. Erano intestati a dei prestanome. Nove tra appartamenti e ville, un supermercato, una lavanderia, pizzerie, box auto, quote di società che gestiscono un’autofficina e due ristoranti e diverse macchine. Tra questi anche due appartamenti di Capistrello, in via Filettino.

È questo, secondo gli inquirenti, il «tesoro» che il boss della malavita romana aveva tra Roma e l’Abruzzo, per un valore di una decina di milioni di euro. Beni intestati ad affiliati vicini a Carmine Fasciani. Secondo gli inquirenti si tratta di un duro colpo al patrimonio dell’organizzazione, accumulato grazie ad anni di attività illecite. Il sequestro di beni immobili riguarda anche la villa bunker dove abita la famiglia Fasciani.

IL BOSS. Una storia da film quella di «don Carmine», che dalla Valle Roveto, e precisamente da Capistrello, lo porta a Ostia per avviare una serie di attività imprenditoriali: esercizi commerciali, sale giochi, locali notturni. Uno dei più famosi il Rondò Club all’Infernetto, una discoteca trasgressiva connessa secondo gli investigatori con i casinò di Montecarlo, nonché con altri night a luci rosse della capitale.

Per gli inquirenti era un’insospettabile copertura per incontrare trafficanti e riciclare denaro sporco, chiusa dopo mesi di appostamenti. Arrestato negli anni ’80 perché responsabile della gestione di un vasto traffico di stupefacenti, fu condannato a 11 anni e cinque mesi. Fu nuovamente catturato nel ’92 dai carabinieri perché titolare di un’agenzia finanziaria che erogava prestiti a tassi di interesse usurari.

Per diverso tempo si rese latitante fuggendo in Germania, ma da lì sembra continuasse a controllare il «suo» territorio. Nel 2000 a Soltav, nella bassa Sassonia, Fasciani venne arrestato dalla Dia romana e dalla Bka, la polizia criminale tedesca. Nelle tasche aveva quasi un miliardo di lire, in marchi, appena prelevato per sostenere le spese di un delicato trapianto di fegato. Poco dopo però fu scarcerato proprio per problemi di salute. Non appena fuori secondo gli investigatori riprese il controllo su Ostia, l’hinterland e i Castelli.