Chiodi: petrolio in mare bloccherò le estrazioni

L’opposizione attacca la nuova legge anti-pozzi.

PESCARA. La tormentata approvazione del disegno di legge sul petrolio, passato martedì a maggioranza dopo la bocciatura di tutti gli emendamenti dell’opposizione, non ferma la battaglia sugli idrocarburi. Il governatore Chiodi difende la legge ma l’opposizione e le associazioni attaccano sostenendo che si poteva arrivare a una legge condivisa e scongiurare il pericolo di nuove attività a mare.

«Finchè ci sarò io» ha garantito il presidente della Regione «non ci saranno nuove estrazioni a mare, anzi, sfido a vederci da qui a quattro anni e a verificare se davvero sarà così. Un conto sono i permessi di ricerca, un altro le estrazioni e finchè ci sarò io assicuro che non ce ne saranno di nuove». Chiodi ha anche definito «una boutade» la proposta dell’opposizione che avrebbe voluto inserire nella legge il piano per la gestione integrata delle coste, uno strumento che avrebbe potuto salvaguardare anche il mare dalle attività petrolifere. «La competenza sul mare è del governo ed è chiaro che il governo vuole mantenerla».

L’impegno e le dichiarazioni del presidente della Regione sono stati però poco apprezzati dall’opposizione. Per il capogruppo Pd in consiglio regionale Camillo D’Alessandro «la gestione integrata delle coste è prevista dall’attuale legge urbanistica e attua una raccomandazione dell’Unione europea, non è una boutade. Mentre la dichiarazione sul fatto che finchè ci sarà Chiodi non ci saranno nuove estrazioni è ridicola: gli abruzzesi non hanno il dovere di fidarsi di Chiodi ma hanno il diritto ad avere una legge che sia efficace».

Critico sull’impegno verbale di Chiodi anche il capogruppo dei Verdi Walter Caporale: «Tutti ormai in Italia dichiarano di avere una sensibilità ambientale» spiega «ma c’è modo e modo per difendere l’ambiente e la petrolizzazione si può fermare solo bloccando anche le piattaforme a mare».

Per il consigliere nazionale del Wwf Dante Caserta «si è persa un’occasione per lavorare insieme e bene: bastava cominciare a discutere la legge due mesi prima, invece di arrivare agli ultimi giorni utili, per approvare a una legge condivisa che tutelasse terra e mare. E’ chiaro che la competenza sul mare è statale, ma se il consiglio avesse votato all’unanimità per tutelare le coste sarebbe stato sicuramente un segnale politico forte. Per questo invito il presidente della Regione a fare atti e non a prendere solo impegni verbali che lasciano il tempo che trovano di fronte ai passi concreti delle multinazionali».