Commercio, in calo consumi e fatturato

9 Agosto 2011

Confesercenti teme una nuova recessione: persi in un anno oltre 8mila posti di lavoro

PESCARA. Un saldo solo leggermente negativo per l'artigianato mentre tutto il resto va a picco. E' un quadro che non si presta a interpretazioni quello tracciato dal Rapporto 2011 sull'andamento delle società dei servizi, piccole e medie aziende, turismo e commercio, a cura di Pietro Giampietro, Sonia Di Naccio e Maria Lilia Toschi del Centro studi Confesercenti.

Dopo aver colpito pesantemente l'industria, la crisi erode quote consistenti di mercato nel terziario facendo temere una nuova fase recessiva a due anni da quel 2009 orribile indicato come il periodo più basso dell'economia regionale.

Non usano giri di parole il direttore, Enzo Giammarino, e il presidente, Beniamino Orfanelli, di un'associazione imprenditoriale che in Abruzzo conta circa 33mila aziende, nel definire drammatiche le evidenze dei principali indicatori economici. Così, la delusione delle aspettative nei confronti del governo regionale riguarda in primo luogo i ritardi nell'approntare un piano di azione forte per sbloccare tutti i fondi Fas (non una piccola parte) e garantire una ripresa degli investimenti.

«La vertenza Abruzzo, che pure è stata capace di riunire, sin dall'aprile scorso, in una sola voce associazioni di produttori e del lavoro, non ha centrato fino a oggi nessun risultato apprezzabile», rimarca Giammarino, «neppure un incontro con il governo siamo riusciti a strappare. E' per questo che abbiamo deciso di autoconvocarci a Roma, a settembre. Ma forse sarà troppo tardi».

Il direttore di Confesercenti parla di «interessi in conflitto» nel ruolo commissariale affidato a un presidente eletto dagli abruzzesi: «Abbiamo bisogno di un governatore a tempo pieno, per questo chiediamo a Gianni Chiodi di rinunciare agli incarichi commissariali per dedicarsi completamente alla presidenza della Regione».

Ma sono soprattutto le cattive notizie segnalate dal rapporto economico a prefigurare scenari nient'affatto rassicuranti. Così la contrazione dei consumi e il calo degli incassi (-3,5%) si traduce in una riduzione dell'occupazione che mai si era vista nel passato recente.

COMMERCIO E TURISMO.
In un solo anno, sono stati persi ottomila 442 posti di lavoro fra espulsioni e mancate assunzioni. Per la prima volta, il settore si colloca sotto i centomila occupati dopo aver superato, esattamente un anno fa, la forza lavoro dell'industria.

«Le aziende che resistono», spiega Giammarino, «incassano meno e sono costrette a rinunciare a parte della forza lavoro». Ma anche il saldo fra nuove imprese e saracinesche abbassate definitivamente segna crepe consistenti.

PESCARA LA PEGGIORE.
Particolarmente grave la situazione in provincia di Pescara, dove il saldo è negativo per 100 aziende, uno dei risultati peggiori da dieci anni a questa parte. Quanto alla nascita e alla cessazione delle imprese, persino la buona notizia di un aumento degli artigiani in provincia dell'Aquila si porta dietro una cattiva, perché, secondo il rapporto Confersecenti, l'incremento sarebbe dovuto a una necessità che scaturisce dalla perdita dei posti di lavoro nell'industria. Come a dire: operai espulsi dalle fabbriche che cercano di rimediare aprendosi un'attività in proprio.

CONSUMI FREDDI.
Continua il calo degli alimentari e si aggravano le perdite di abbigliamento e calzature, settore che a giugno tocca -2,1 per cento. Il calo ha assunto carattere costante, con la sola eccezione di maggio, dovuta principalmente al maggiore acquisto stagionale di frutta e verdura. Scendono ancora, nel semestre, gli acquisti di abbigliamento e calzature che pagano la non buona calendarizzazione dei saldi all'inizio della stagione, sottraendo in questo modo molte quote di mercato ai mesi ordinari. Alti e bassi per il tempo libero, meglio per la ristorazione fuori casa (+1,9 per cento) e soprattutto per il benessere (+2,1 per cento), che si conferma in costante ascesa.

CALA IL FATTURATO.
La contrazione dei consumi si ripercuote sulla vitalità delle piccole e medie imprese. Nel commercio e turismo, le aziende denunciano infatti un calo degli incassi del 3,40 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno passato, e prevedono incassi abbassati ulteriormente fino al 7,30 per cento. Non va meglio nel settore artigianato e servizi. Nell'artigianato, il calo è del 2,70 per cento, nei servizi del 4,30.

CREDITI PER SOPRAVVIVERE.
La situazione molto critica del terziario e della produzione artigiana trasforma il credito. Le aziende chiedono finanziamenti sempre più piccoli (quasi una su due sotto i 75mila euro) per ristrutturare il debito e dilazionare pagamenti, mentre scende la quota di chi chiede soldi per investire.

«Non è più rinviabile il sostegno ai consorzi fidi», osserva Giammarino, «perché senza il loro supporto la maggioranza delle aziende abruzzesi neppure avrebbe potuto chiedere la ristrutturazione del debito».

IMPOSTE.
«Il capitolo delle imposte», prosegue Giammarino, «deve passare attraverso la rimodulazione per fasce di reddito della tassazione straordinaria, con una progressiva riduzione dell'Irap, e una rimessa in circolazione di reddito attraverso la riduzione dell'Irpef alle fasce medie e medio-basse in modo da sollecitare la domanda interna e la ripresa dei consumi».

Tutte azioni da percorrere senza aspettare altro tempo: le piccole e medie imprese non hanno più tanta forza.

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