«Contatti con i Casalesi», indagato Piccone

Il coordinatore regionale Pdl nelle indagini della procura antimafia sulla ricostruzione

L'AQUILA. Il clan dei Casalesi è entrato negli appalti della ricostruzione post-terremoto, ed è stato "aiutato" dalla politica, "aiutato" da un senatore. Un senatore del Pdl: Filippo Piccone, sindaco di Celano. E' questo l'impianto accusatorio di un'indagine della procura distrettuale antimafia dell'Aquila. Un'indagine delicatissima e riservata di cui ieri repubblica.it ha svelato un importante retroscena. Si tratta di un'indagine che potrebbe cambiare la storia della ricostruzione post-sisma.

Un'indagine che ha al centro un'azienda legata al clan dei Casalesi, e, appunto, il coordinatore regionale del Pdl. Tutto nasce da un'attività investigativa della procura antimafia di Napoli. Cuore della vicenda, una intercettazione.

Una serie di telefonate e incontri dimostrerebbero che l'azienda del clan dei Casalesi sarebbe entrata nella ricostruzione dell'Aquila grazie all'appoggio del senatore-imprenditore che ora è sotto inchiesta. Il suo nome ora è iscritto nel registro degli indagati.

Il capo d'imputazione dell'intero fascicolo è pesante: "associazione di stampo mafioso". Secondo gli inquirenti, il senatore sarebbe stato il "contatto" attraverso il quale l'azienda del clan si sarebbe inserita nella ricostruzione e avrebbe iniziato a lavorare. A far cadere il parlamentare nella rete degli inquirenti sarebbero state una serie di intercettazioni telefoniche captate dalla procura distrettuale antimafia di Napoli e immediatamente "girate" ai colleghi che si occupano delle indagini sulle infiltrazioni nella ricostruzione. Telefonate nelle quali gli uomini legati al clan parlano di un appuntamento con il senatore Piccone per sbloccare i lavori da ottenere nell'ambito della ricostruzione post-sisma all'Aquila.

L'indagine - portata avanti dal sostituto procuratore Antonietta Picardi assieme al procuratore Alfredo Rossini - è blindata. Ma questa non è certo la prima inchiesta che coinvolge il politico-imprenditore Piccone. Due procure (L'Aquila e Pescara) indagano sull'affare del termovalorizzatore su un terreno del senatore. Un affare che, secondo le informative della polizia giudiziaria, Piccone avrebbe cercato di realizzare "piegando" gli interessi della collettività abruzzese, ovvero, cercando di ottenere un'autorizzazione per un secondo termovalorizzatore che secondo gli uffici pubblici regionali del settore ambiente era inutile.

Piccone fu anche al centro del memoriale consegnato alla procura di Pescara dall'ex moglie dell'onorevole Sabatino Aracu (Pdl). La donna accusò Piccone di aver comprato la candidatura con 600 mila euro consegnati al marito e a Fabrizio Cicchitto. La Procura di Pescara archiviò per insufficienza di prove.

Una delle aziende di Piccone è poi coinvolta in un'indagine sul riciclaggio di denaro proveniente dalla malavita organizzata portata avanti dalla procura di Avezzano che riguarda la realizzazione di un centro commerciale. Ma non è tutto: Piccone ha anche lavorato per la realizzazione delle 4900 case del governo per i terremotati con le sue aziende, ottenendo due sub-appalti per un valore complessivo di due milioni di euro.

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