De Cecco: con la qualità sui mercati mondiali

Convention del colosso abruzzese della pasta. Il presidente: cambiare per migliorare

ROMA. Non sempre cambiare equivale a migliorare ma per migliorare bisogna sempre cambiare. La massima di Winston Churcill viene presa in prestito dalla più conosciuta azienda abruzzese nel mondo alla vigilia di un anno cruciale e pieno di insidie. La De Cecco lancia la sfida del mercato globale della pasta e lo fa in occasione della convention mondiale con venditori e manager andata in scena ieri a Roma all'hotel Hilton.

Consolidato il fatturato con un +6,9% nell'anno del suo 125º anniversario (1886-2011), fissa gli obiettivi 2012 sotto la spinta del recente investimento da 40 milioni di euro che l'ha portata ad acquistare tre stabilimenti in Russia.

Nel 1893, alla fiera universale di Chicago, Filippo Giovanni De Cecco fu premiato con la medaglia d'oro per la qualità e l'eccellenza del made in Italy.

Il fondatore del pastificio di Fara San Martino, che aveva trovato un modo artificiale per far essiccare la pasta, portò per la prima volta fuori dai confini nazionali un tipo di prodotto, i "vermicelli", che conquistò gli americani.

Filippo Giovanni De Cecco è stato il precursore di ciò che mette oggi in pratica l'azienda. In una parola: internazionalizzazione. Misurarsi con un mercato sempre più competitivo a livello globale e per questo spietato, trainata dalla valenza di un marchio storico che vuol dire qualità.

Lo dice a chiare lettere il suo presidente, Filippo Antonio De Cecco, intervenuto appositamente alla convention come non avveniva da anni. Il cavaliere scherza dal palco con i manager che sente nelle riunioni di tutti i giorni, ma quando c'è da fissare obiettivi e strategie la sua diventa una lezione di economia aziendale, nel corso della quale non manca neanche di riprendere, sia pure bonariamente, qualche dirigente.

Chiede: qual è secondo voi l'obiettivo dell'export per i prossimi anni? La risposta dalla platea: il 3% in cinque anni. E lui: «Macché, io lo rovescio, voglio il 5% delle quote di mercato in tre anni».

La convention, quando nel pomeriggio arriva il cavaliere, si trasforma così in una sorta di consiglio di amministrazione allargato a dimostrazione del legame e della condivisione familiare che la De Cecco è riuscita a conservare.

Eppure sono lontani i tempi in cui al mulino di Fara arrivavano i camion per caricare e portare via la merce. Oggi il pastificio produce 800mila pacchi al giorno che esporta in dieci Paesi. Ha 800 dipendenti (altri 600 in Russia), tre stabilimenti in Abruzzo (due a Fara e uno a Ortona), un centro direzionale a Pescara, e 4 sedi all'estero (America, Inghilterra, Francia e Germania), oltre ai tre nuovi acquisti a Mosca, San Pietroburgo e Smolensk.

Numeri che l'hanno inserita nel novero delle "multinazionali tascabili" dai bilanci vivaci, superflessibili nell'organizzazione e nella realizzazione al punto da saper confezionare un prodotto su misura: intercettare le esigenze della domanda e adeguare l'offerta.

E' il nuovo che avanza in Italia e nel mondo, senza perdere di vista un mercato spregiudicato.

Per far questo la De Cecco ha investito altri 30 milioni di euro (due nuove linee a Ortona e potenziamento del mulino di Fara) che porteranno i volumi a 1 milione di quintali di pasta e 60 assunzioni. «Siamo leader della qualità e della marginalità, ci resta diventare leader di mercato», dice il cavaliere ai suoi "ragazzi". E proprio perché lo slogan della convention recita «Cambiare per migliorare» il presidente raddoppia i premi di produzione.

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