Madrid

Di Ubaldo, fondatore de “La casa degli abruzzesi in Spagna”: «Casa Abruzzo è sempre stata il mio sogno»

1 Giugno 2025

Il fondatore: «Partiti in cinque, ora siamo una comunità che promuove cultura»

MADRID. C’era chi scappava per soldi e chi, durante gli anni dello scandalo di Mani pulite, lasciava la poltrona per amore. Le cronache di allora lo definirono il sindaco che si dimise per seguire il cuore. Ma non fu proprio così. Anche se poi realmente quel sindaco, eletto a 33 anni e definito il più giovane d’Italia, lasciò per davvero Sant’Omero per costruire una vita con la moglie che all’epoca lavorava già a Madrid. «Ma in realtà fu una decisione concordata con l’allora prefetto. C’era la legge che permetteva ai sindaci dei paesi, fino a un determinato numero di abitanti, di dimettersi per motivi personali», ricorda Maurizio Di Ubaldo, oggi fondatore de “La casa degli abruzzesi in Spagna”. Un’associazione «senza fini di lucro», si legge nel loro sito, «con l’obiettivo di creare una vera e propria rete multidisciplinare tra gli abruzzesi residenti in Spagna, e rappresentare, in modo unitario e diffuso, i settori: culturale, turistico, marketing territoriale, formazione ed istruzione, enogastronomia di eccellenza italiana in generale, e abruzzese in particolare». Fondata il 6 marzo del 2024, Casa Abruzzo un anno fa «contava appena 5 iscritti», racconta al Centro il patron dell’associazione impegnata da mesi nell’organizzazione della Festa della Repubblica in Spagna. Un evento a cui l’ambasciatore italiano in Spagna Giuseppe Buccino Grimaldi, tiene molto. «Lo ha definito il più importante dell’anno». Per organizzare eventi, ci vogliono però anche i soldi: per il programma “Radici e Rotte: l’Abruzzo a Madrid” la presidenza del Consiglio regionale ne ha concessi 71mila euro, a fronte dei 100mila prima richiesti. «Tra prendere o lasciare, sono andato avanti perché questo evento per Casa Abruzzo è un orgoglio».

Dottor Di Ubaldo, un ex sindaco di Sant’Omero trapiantato in Spagna, da quanto tempo vive qui?

«Arrivai nell’ottobre del 1994. La mia scelta fu riportata per tanti giorni, sia delle testate giornalistiche, ma anche delle principali reti televisive, come il sindaco fuggito per amore. Non fu una fuga, fu una decisione concordata. C’era la legge che permetteva di dimettersi per questioni personali».

A 34 anni è arrivato a Madrid, cosa ha fatto, come ha continuato la sua professione di avvocato?

«In Italia ero già avvocato. Mi sono laureato in Giurisprudenza due volte, prima a Teramo e poi in Spagna. Mi sono iscritto al consiglio dell’Ordine e ho continuato con la mia professione».

Da oltre 30 anni a Madrid, torna ogni tanto in Abruzzo?

«Certo, una volta al mese. Assisto molte aziende abruzzesi e poi ho la famiglia lì».

Casa Abruzzo ha da poco compiuto un anno, come è nata questa idea?

«È sempre stato il mio sogno e ho sempre avuto il pallino dell’associazionismo. Negli ultimi anni vedevo nascere le associazioni di molte altre regioni italiane, quella dei siciliani, quella dei calabresi, ad esempio. Ma sinceramente non sapevo come fare, perché gli abruzzesi sono sparsi un po’ in tutto il Paese. Così, raccontai questa idea ad Annarita Della Penna (ex direttrice dell’Aurum di Pescara, ndr) che in dialetto mi disse: e che ce’ vo’? E così siamo partiti formalizzando la Costituzione davanti ai notai e ottenendo il riconoscimento al Cram».

All’inizio quanti eravate?

«In cinque, poi mettemmo sui social per trovare gli abruzzesi e farci conoscere. Siamo stati aiutati anche dal presidente del Comites (Comitato degli italiani all’estero, ndr) Andrea Lazzari, e dalle istituzioni che hanno dato risalto alla neo associazione».

A distanza di un anno, siete un punto di riferimento per l’Abruzzo in Spagna.

«Adesso abbiamo aperto anche un’antenna a Barcellona dove ci sono molti corregionali e prossimamente saremo a Malaga, in Andalusia».

Ma quando un abruzzese si associa, che vantaggio ha?

«Innanzitutto quello di riconoscersi in una comunità. Poi portiamo avanti determinate istanze rivolte a Regione e governo nazionale, insieme alle altre associazioni. Una che stiamo portando avanti è quella della doppia cittadinanza, un passaggio che permette di avere accesso ai concorsi pubblici ad esempio. E poi i trasporti per cercare di incrementare sempre di più i collegamenti tra l’Italia e la Spagna».

Primo passo sarebbe un volo diretto Pescara-Madrid?

«Con Casa Abruzzo stiamo cercando di far incrementare i voli, ma non solo per fare tornare gli abruzzesi a casa durante le feste, ma soprattutto per far conoscere i nostri tesori. E su questo ci vuole sinergia con gli enti. E noi siamo a disposizione».

I dati dell’Ambasciata contano 13mila abruzzesi emigrati nel Paese iberico.

«Ma ne sono molti di più, perché molti non si sono censiti all’Aire. Ma questo è un problema di tutta l’Italia».

Per un’associazione che promuove l’Abruzzo all’estero è fondamentale l’appoggio anche della terra madre e, quindi ,della politica.

«È importante la collaborazione con la Regione, ma anche con i vari enti, come i Comuni. Come Casa Abruzzo siamo orgogliosissimi di questo evento, ma noi siamo a disposizione di qualsiasi ente, di qualsiasi municipio, affinché si riesca a far conoscere l’Abruzzo».

Chi ha deciso gli eventi del programma Radici e rotte?

«Ci siamo seduti a un tavolo noi, Regione e Ambasciata. E insieme abbiamo deciso. Per esempio, Cascella non poteva mancare, è stato un pensiero nostro ma è stato anche un volere dell’Ambasciata».

Ma prima di questo evento lei aveva già avuto rapporto con la presidenza del Consiglio regionale?

«No, sono andato a parlare con il presidente Lorenzo Sospiri in questa occasione. Idea che è stata accettata e da lì abbiamo iniziato a lavorare sul programma con una linea comune: non doveva essere un fuoco d’artificio che si concentrava tutto in questa famosa polemica del 2 giugno, ma che fosse stata un’attività spalmata nel tempo dove noi abruzzesi avremmo potuto far conoscere l’aspetto culturale, l’aspetto dell’internazionalizzazione delle imprese e l’aspetto eno-gastronomico».

Per fare un evento, c’è bisogno anche di un certo impegno economico. Avevate chiesto 100mila euro, ma c’è stato un taglio. Ci spieghi meglio.

«Sospiri ci disse che 100.000 non si potevano spendere, ma c’erano a disposizione 70.000 euro. Poi, per il resto dovevamo trovare degli sponsor».

Un taglio di 30mila euro, ci siete rimasti male?

«Sono sempre stato un libero professionista, quindi so che non c’è mai nulla di sicuro. Ho capito la posizione della Regione Abruzzo, anche se sinceramente non so quei 30.000 euro cosa potevano significare. Ma non è un problema. L’evento si doveva comunque fare perché ormai l’Ambasciatore era già uscito con la notizia».

Gran parte dell’evento sarà grazie agli sponsor.

«Il primo grazie va ai Gal, i Gruppi di azione locale, che ci hanno donato i prodotti. Poi abbiamo la società Polyplast di Collecorvino e Fantini per i vini. E tante altre aziende e piccole realtà».

Non è riuscito a convincere l’Ambasciatore sugli arrosticini vietati nel menù per il fumo. Un colpo al cuore per gli abruzzesi...

«Già, ma in questa zona residenziale non è possibile. Vediamola come un’opportunità per dire che in Abruzzo non ci sono solo gli arrosticini, ma una serie di prodotti eccellenti, tutti ottimi».