Fina (Pd): «No al premierato perché stravolgerebbe l’assetto costituzionale»
Il senatore e tesoriere nazionale del Partito democratico: «L'elezione diretta del presidente del Consiglio esautorerebbe il Parlamento del suo ruolo»
Questa discussione sulle riforme è solo una manovra politica per deviare il dibattito pubblico dalle gravi condizioni che vive il Paese. Mentre siamo alle prese con una manovra di bilancio che aumenta le tasse, taglia le risorse alla sanità pubblica e opera tagli a settori vitali dell'economia il Governo mette in campo la riforma costituzionale come un fumogeno per distrarre l'opinione pubblica. Le opposizioni unite da mesi portano avanti la battaglia per il salario minimo che riguarda il diritto sacrosanto ad una paga oraria dignitosa per quasi quattro milioni di lavoratrici e lavoratori poveri. Da mesi, altrettanto, chiediamo al governo di dare soluzione ai gravi ritardi del Pnrr che rischiano di bruciare decine di miliardi di euro di risorse, penalizzando lo sviluppo del Paese e le progettualità di tanti comuni virtuosi. Abbiamo chiesto con forza, anche attraverso la grande partecipazione della manifestazione di piazza del Popolo, investimenti per una sanità pubblica ridotta allo stremo. Per tutte queste e tante altre vertenze che riguardano la vita concreta dei cittadini il Governo Meloni non ha trovato tempo e spazio nell'agenda politica, mentre ha voluto dedicarsi ad una riforma costituzionale che stravolge l'ordinamento. Non siamo contrari al confronto ma allo stesso tempo non siamo disponibili ad oscurare strumentalmente i reali problemi del Paese. La riforma della destra è frutto di uno scambio politico tra Fratelli d'Italia e Lega, rispettivamente interessate a portare a casa un Premierato ideologico e l’Autonomia differenziata che nei fatti è una secessione dei ricchi. Un patto di potere che serve più a parlare ai propri rispettivi elettorati che a migliorare le condizioni delle cittadini e dei cittadini italiani.
D’altra parte, anche nel merito, il progetto di premeriato incardinato in Parlamento è un tentativo di riforma che stravolgerebbe l'assetto costituzionale e causerebbe una torsione politica e culturale nel Paese. Un sistema che introducendo l'elezione diretta del premier esautorerebbe il Parlamento del suo ruolo fondamentale e mortificherebbe il Presidente della Repubblica nelle sue prerogative e nel suo insostituibile ruolo di mediazione nei confronti delle forze parlamentari. Con la riforma che vuole Giorgia Meloni avremmo un capo al governo in un ruolo di preminenza assoluta rispetto al Parlamento, ribaltando l'attuale sistema di equilibrio tra poteri. Noi non vogliamo sottrarci pregiudizialmente al confronto ma abbiamo un’idea di riforma totalmente diversa: guardiamo ai sistemi tedesco e spagnolo, Paesi nei quali esiste un equilibrato rapporto tra potere esecutivo e potere legislativo, capace di generare stabilità ed efficacia dei governi. Una forma di “cancellierato” al quale affiancare una urgente e necessaria riforma del sistema elettorale. L'attuale legge andrebbe sostituita con un sistema elettorale capace di rafforzare il rapporto tra eletti e territori, rafforzare la capacità di scelta dei cittadini, che stabilisca uno sbarramento sufficientemente alto per agevolare l'aggregazione coalizionale e un rafforzamento della sfiducia costruttiva per evitare cambi di casacca e caduta dei governi. Nelle more di questo grande progetto costituzionale, pretendiamo qui ed ora dal Governo soluzioni concrete ai problemi del Paese e della nostra regione.
Se il Governo Meloni e la sua maggioranza vorranno insistere sull’attuale proposta di riforma saremo pronti ad un duro confronto in Parlamento e ad un'ampia mobilitazione nel Paese, anche in vista del referendum costituzionale. Non consentiremo alla destra di rendere il nostro Paese, allo stesso tempo, più diviso attraverso l'autonomia differenziata, e piegato ad un sistema di governo plebiscitario nelle mani di un capo partito a capo del governo. Insomma Giorgia Meloni vuole essere un capo che comanda, noi vogliamo un Esecutivo che governa e che risolva concretamente i problemi.
*(senatore della Repubblica e tesoriere nazionale del Pd)
D’altra parte, anche nel merito, il progetto di premeriato incardinato in Parlamento è un tentativo di riforma che stravolgerebbe l'assetto costituzionale e causerebbe una torsione politica e culturale nel Paese. Un sistema che introducendo l'elezione diretta del premier esautorerebbe il Parlamento del suo ruolo fondamentale e mortificherebbe il Presidente della Repubblica nelle sue prerogative e nel suo insostituibile ruolo di mediazione nei confronti delle forze parlamentari. Con la riforma che vuole Giorgia Meloni avremmo un capo al governo in un ruolo di preminenza assoluta rispetto al Parlamento, ribaltando l'attuale sistema di equilibrio tra poteri. Noi non vogliamo sottrarci pregiudizialmente al confronto ma abbiamo un’idea di riforma totalmente diversa: guardiamo ai sistemi tedesco e spagnolo, Paesi nei quali esiste un equilibrato rapporto tra potere esecutivo e potere legislativo, capace di generare stabilità ed efficacia dei governi. Una forma di “cancellierato” al quale affiancare una urgente e necessaria riforma del sistema elettorale. L'attuale legge andrebbe sostituita con un sistema elettorale capace di rafforzare il rapporto tra eletti e territori, rafforzare la capacità di scelta dei cittadini, che stabilisca uno sbarramento sufficientemente alto per agevolare l'aggregazione coalizionale e un rafforzamento della sfiducia costruttiva per evitare cambi di casacca e caduta dei governi. Nelle more di questo grande progetto costituzionale, pretendiamo qui ed ora dal Governo soluzioni concrete ai problemi del Paese e della nostra regione.
Se il Governo Meloni e la sua maggioranza vorranno insistere sull’attuale proposta di riforma saremo pronti ad un duro confronto in Parlamento e ad un'ampia mobilitazione nel Paese, anche in vista del referendum costituzionale. Non consentiremo alla destra di rendere il nostro Paese, allo stesso tempo, più diviso attraverso l'autonomia differenziata, e piegato ad un sistema di governo plebiscitario nelle mani di un capo partito a capo del governo. Insomma Giorgia Meloni vuole essere un capo che comanda, noi vogliamo un Esecutivo che governa e che risolva concretamente i problemi.
*(senatore della Repubblica e tesoriere nazionale del Pd)