Fossacesia, le Poste: «Niente pensione, lei è morto»

Vitalizio negato per un errore burocratico e l’anziano deve dimostrare di essere vivo

FOSSACESIA. È un pesce d’aprile dal sapore amaro quello riservato a un pensionato fossacesiano dalla burocrazia. Per Inps e Poste italiane, Antonio Pace, 87 anni, riposa in pace già dal 1992 e non ha diritto alla pensione. L’anziano, invece, con tutti gli scongiuri del caso e cornetti scaramantici alla mano, gode di ottima salute e vuole il suo vitalizio che gli è già stato negato altre due volte per lo stesso motivo.

Il pensionato, infatti, per Poste e Inps è morto già altre due volte: nel 2000 e nel 2008. L’errore, a quanto pare, parte dall’ufficio anagrafe cittadino ed è dovuto a un caso di omonimia.

Nel 1992 è deceduto Antonio Pace nato nel gennaio del 1923, mentre l’Antonio Pace ancora in vita è nato a marzo dello stesso anno. Così per due volte la burocrazia lo ha dichiarato morto e l’uomo e ha dovuto dimostrare di essere vivo e vegeto.
Ma, come dice il proverbio, non c’è due senza tre.

Antonio Pace è infatti venuto meno per la terza volta giovedì scorso, il primo aprile. E la burla ha lasciato senza parole sia l’anziano sia la figlia che, come ogni primo del mese, ha accompagnato il papà a ritirare la pensione.

Giovedì 1 aprile alle 9 la signora ha mostrato all’impiegata dell’ufficio postale di Fossacesia il libretto del padre per il ritiro della pensione. Ma il vitalizio le è stato negato con questa motivazione: «Il signor Antonio Pace risulta morto e non ha diritto a nessuna pensione. Anzi, abbiamo stornato dal suo libretto quanto versato indebitamente».
Oltre alla riscossione bloccata, le Poste hanno infatti prelevato dai risparmi dell’anziano le pensioni incassate dal giorno in cui è andato all’altro mondo, ossia, secondo l’Inps, dal 1992.

L’assurdità non finisce qua: poiché la somma era superiore all’importo presente nel libretto del defunto, la burocrazia ha bloccato anche la pensione della moglie dell’anziano.
Tra imbarazzo e incredulità, il pensionato e la figlia hanno cercato di far capire all’impiegata che si trattava di un ennesimo errore, ma non c’è stato nulla da fare.

Nonostante avesse il signor Antonio Pace davanti agli occhi, la dipendente delle poste ha dovuto negargli la sua esistenza e la sua pensione.
«Siamo dovuti andare all’anagrafe», spiega la figlia, «per farci rilasciare il certificato di esistenza di mio padre. Con quel documento ci siamo recati all’Inps di Lanciano per un confronto con il responsabile. A tarda mattinata, pacati gli animi, la controversia si è chiusa con le dovute scuse da parte dell’Inps».

La situazione si è però solo parzialmente risolta. Ieri mattina è stata sbloccata la pensione della signora Pace, ma non dell’anziano risuscitato tre volte. Così come rimane lo sconcerto dell’uomo e dei familiari. «Non credevo possibile che si sbagliassero per la terza volta», racconta nonno Antonio. «Ho pensato: questo è proprio un bel pesce d’aprile. Nelle rispettive sedi, chi di competenza, faccia il proprio dovere e usi maggiore attenzione ai documenti che hanno in mano».

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