I produttori di arrosticini: «I capi locali non bastano»

28 Ottobre 2025

L’associazione regionale presieduta da Alessandro Di Paolo: «La Dop è impossibile, l’importante è tutelare le caratteristiche»

PESCARA. Sul marchio di tutela degli arrosticini sembra più pratica e meno idealistica la posizione dell’Associazione regionale produttori, che con l’appoggio di Confagricoltura sostiene l’Indicazione geografica tipica in contrapposizione alla Denominazione di origine protetta, caldeggiata invece dall’Ara, che raggruppa gli allevatori. L’associazione regionale produttori, presieduta da Alessandro Di Paolo, porta avanti questa convinzione partendo proprio dall’assunto secondo cui «la produzione di carne ovina nella nostra regione non è sufficiente a soddisfare la domanda», come viene precisato sul loro sito Internet.

Di conseguenza, con il marchio Igp è possibile garantire che gli arrosticini «siano prodotti secondo le tecniche tradizionali e con ingredienti di alta qualità. Ciò consente di proteggere il prodotto da imitazioni e di garantire al consumatore un prodotto genuino e di origine controllata. Inoltre il riconoscimento Igp può contribuire a promuovere gli arrosticini d’Abruzzo a livello internazionale, aumentando la loro notorietà e il loro consumo». In definitiva, «sebbene non garantisca che la carne utilizzata provenga da animali allevati in Abruzzo, l’Igp tutela le caratteristiche del prodotto e contribuisce a promuovere la sua autenticità».

I produttori ricordano che «gli arrosticini d’Abruzzo sono uno dei prodotti tipici più apprezzati della regione e sono ormai diventati un simbolo della sua gastronomia. Questi spiedini di carne ovina, cucinati alla brace, sono un alimento semplice ma gustoso, che ha conquistato il palato di milioni di persone in tutto il mondo. Nel 2023 gli arrosticini d’Abruzzo hanno ottenuto il riconoscimento di indicazione geografica protetta da parte dell’Unione Europea. Questo marchio tutela il prodotto e garantisce che esso sia conforme a determinati requisiti di qualità e origine». La qualità non viene meno perché «esistono prodotti di alta qualità provenienti da altri paesi, come Francia e Irlanda. Questi prodotti sono realizzati con metodi di allevamento e lavorazione simili a quelli utilizzati in Abruzzo e presentano caratteristiche organolettiche simili».

Non solo: «La carne ovina francese e irlandese», assicura l’associazione regionale dei produttori, «è molto apprezzata dagli chef italiani». Una Dop al momento sarebbe irrealizzabile perché non ricevibile dall’Unione europea, e ancor prima dal ministero, in quanto non ci sono i dati quantitativi, richiesti per legge, per avviare una procedura. Il disciplinare Igp degli arrosticini prevede che la carne «sia di pecora di razza ovina abruzzese, di età compresa tra i 6 e i 12 mesi. La carne deve essere tagliata a tocchetti di circa 3-4 centimetri e poi infilzata su spiedini di legno di faggio o di quercia. Gli arrosticini devono essere cotti sulla brace di legna a fuoco vivo, per circa 15-20 minuti». Infine, secondo il disciplinare Igp la carne deve essere macinata a mano. Basterà tutto questo per convincere gli scettici?

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