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14 dicembre

14 Dicembre 2025

Oggi, ma nel 1987, a Milano, si spegneva per edema polmonare l’estro creativo del paroliere abruzzese Bixio Cherubini, di 88 anni, autore, con Cesare Andrea Bixio, del pezzo “Mamma”, portato alla ribalta da Beniamino Gigli nel 1939, e con Carlo Concina, del brano “Vola colomba”, col quale Nilla Pizzi aveva trionfato al Festival di Sanremo il 30 gennaio 1952. Non aveva partecipato alla stesura di “Parlami d’amore Mariù”, come erroneamente riportato da alcuni quotidiani nel coccodrillo (nella foto, particolare, sul giornale torinese “Stampa sera” di quel 14 dicembre ’87). Quell’evergreen della musica leggera del Belpaese era, infatti, frutto del lavoro di Ennio Neri e del già menzionato Cesare Andrea Bixio.

Tra l’altro la Mariù del titolo era Mary Bacicalupi, la moglie di C.A. Bixio. E la confusione nasceva proprio dal quasi omonimo partenopeo, col quale Cherubini aveva collaborato ininterrottamente per 32 anni, e che era morto nove anni prima di lui, il 5 marzo 1978, a Roma, a 82 anni. Anche perché quella traccia, comunque, era molto conosciuta, soprattutto nella versione per Vittorio De Sica per il film “Gli uomini, che mascalzoni”, del 1932, per la regia di Mario Camerini. Cherubini era nato a Leonessa, quando la municipalità apparteneva ancora alla provincia dell’Aquila, prima di diventare “Comune in esilio dall’Abruzzo” nel nuovo territorio provinciale reatino creato nel 1927 dal fascismo.

E proprio in quell’anno il maestro Cherubini s’era trasferito nel capoluogo lombardo restandovi fino alla fine della sua avventura terrena e ricevendo anche la medaglia d’oro di cittadino benemerito. Tra le altre canzoni indimenticabili aveva lasciato “Violino tzigano”, scritta e composta, sempre in tandem col sodale C.A. Bixio, come il più delle volte riportato sulle copertine dei dischi, per il lungometraggio sonoro “Melodramma”, del 1934, con Giorgio Simonelli dietro la macchina da presa e la partecipazione dell’attrice Elsa Merlini. E poi c'era pure “Tango delle capinere”, del 1928, componimento proposto al grande pubblico da “Gabrè”, al secolo Aurelio Giuseppe Cimato.