Il Belgio si affida a Di Rupo

Il figlio di una coppia di San Valentino verso il premierato

PESCARA. «In queste ore tutti i miei pensieri sono rivolti agli Abruzzi, a causa del terribile terremoto che ha colpito la regione. La mia famiglia è originaria di San Valentino, un piccolo paese a qualche decina di chilometri dall'epicentro del sisma».

Sono le prime ore del 6 aprile dell'anno scorso. Seduto davanti al computer, nella casa di Bruxelles, Elio Di Rupo affida al suo blog (Le blog d'Elio, www.leblogdelio.be) i tormenti di un figlio dell'Abruzzo lontano solo fisicamente dalla terra dei suoi genitori.

E', infatti, un legame affettivo forte quello che lega all'Abruzzo, Di Rupo, il leader del partito socialista del Belgio che, in queste ore, è in predicato di ricevere l'incarico di premier, dopo le elezioni politiche generali di domenica scorsa.

Farfallino rosso, gay dichiarato e orgoglioso di esserlo, l'uomo politico di orgine abruzzese è nato 59 anni fa a Morlanwelz, figlio di una coppia di San Valentino in Abruzzo Citeriore, in provincia di Pescara, emigrata in Belgio in cerca di lavoro. Il padre, un minatore, morì quando Elio aveva appena compiuto un anno, lasciando la madre a prendersi cura di Elio e dei suoi sei fratelli.

Dopo la laurea in chimica a Mons e la specializzazione a Leeds in Inghlterra, Di Rupo comincia la sua carriera politica a 31 anni, nel 1982, quando viene eletto deputato alla Camera dei rappresentanti belga. Nel 1999 l'elezione a presidente del Partito socialista belga e alla carica (ad interim) di presidente della Vallonia. Nel 2000, è sindaco di Mons e, dal 2005 al 2007, di nuovo presidente della Vallonia.

La sua carriera subisce uno stop solo temporaneo nel 1996, quando viene accusato di aver avuto rapporti sessuali con minori da un giovane gay, Olivier Trusgnach. Ma viene poi completamente scagionato dalle accuse rivelatesi totalmente inventate.

Alla testardaggine e alla intelligenza politica di questo figlio di abruzzesi, il Belgio si affida adesso per evitare la scissione, la divisione in due del Paese, fra il nord fiammingo e il sud vallone, la regione francofona a cui appartiene Di Rupo e in cui ha trionfato elettoralmente domenica. Il pallino è ora nelle mani dei due vincitori indiscussi del voto: il francofono Di Rupo e il leader dei separatisti fiamminghi, Bart De Wever. Tutti e due, ieri, sono stati dal re Alberto II e hanno lanciato le prime prove di compromesso.

Elio Di Rupo è affascinato dalla sfida che mette nelle sue mani il destino del Paese che i suoi genitori scelsero per lui come patria.

Camicia bianca, papillon e sorriso, prima di andare dal re, Di Rupo ha detto che «bisognerà trovare un compromesso», aggiungendo che «per parlare di coalizioni è troppo presto, ma il voto non conduce necessariamente allo scontro, bisogna rispettare la scelta degli elettori. Questa è la democrazia».

«Il Belgio non è più sull'orlo dell'esplosione», ha detto ancora Di Rupo. «Abbiamo passato momenti di grande tensione, ma siamo sempre riusciti a superare le divisioni».

Forte e gentile, come da stirpe, affabile nei rapporti umani ma deciso sulle questioni politiche di principio, Di Rupo sembra destinato a piegare anche l'estremismo secessionista di De Wever, che ha detto, ieri, di essere favorevole all'ipotesi che l'ex figlio di minatori possa assumere l'incarico di primo ministro. Sarebbe il primo politico di origine abruzzese a salire fino all'ultimo gradino la scala della carriera politica in Europa. «Trattare bruscamente, non ha senso», ha osservato De Wever ribadendo di essere disposto a negoziare con Di Rupo.

L'Abruzzo resta, comunque, per il probabile futuro primo ministro belga la sorgente emotiva principale che gli consente di affrontare la durezza della vita politica in un Paese spaccato a metà.

Il 25 agosto dell'anno scorso scriveva nel suo blog: «Ho passato la gran parte delle mie vacanze in Italia, in famiglia. Nella nostra regione d'origine, gli Abruzzi sono riuscito a mettere un po' di distacco fra me e la politica belga».

«Dopo vacanze così ricche di emozioni», aggiungeva, «ritorno a casa con la voglia rafforzata di aiutare i nostri concittadini a far fronte alla crisi. La situazione finanziaria è drammatica ma ci metteremo al lavoro per far ripartire la nostra economia, per sostenere i lavoratori e per difendere le persone che ne hanno più bisogno. Come negli Abruzzi, dopo la catastrofe, viene il tempo della ricostruzione».

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