Il governo a Chiodi: 40 milioni usati per la spesa

17 Dicembre 2011

Il Tavolo sulla sanità: chiarimenti sul piano dei reparti e sul pareggio di bilancio

PESCARA. Un piano di riordino dei reparti predisposto dalle Asl non coerente con le linee guida fissate dalla Regione e 40 milioni di euro (ma stando ad alcune fonti l'ammontare potrebbe essere superiore) inizialmente previsti per la copertura del debito, che sarebbero stati destinati alla spesa corrente.

Sono questi i due punti che non convincono a pieno il governo Monti nella gestione della sanità abruzzese da parte del commissario straordinario, il presidente della Regione, Gianni Chiodi.
Il contrasto è emerso mercoledì scorso a Roma, al cosiddetto Tavolo Massicci, la sede di monitoraggio sul paino di rientro dal debito della sanità, guidato da Francesco Massicci, l'ispettore capo per la Spesa sociale del ministero della Salute, incaricato di monitorare le Regioni che hanno la sanità affidata a un commissario strarordinario e che sono alle prese con il Piano di rientro. In quella sede, i funzionari del ministero avrebbero sollevato alcune obiezioni di rilievo sui conti della Regione Abruzzo.

Secondo le obiezioni mosse dai funzionari del ministero, il piano di riordino delle Unità operative (ovvero dei reparti) predisposto dalle Asl o non sarebbe coerente con le linee guida della stessa Regione o mancano alcuni ulteriori atti fondamentali.

Poi, ci sarebbe la smentita del pareggio di bilancio. L'ufficio del commissario, guidato da Chiodi e dal sub-commissario Giovanna Baraldi, avrebbe destinato alla spesa corrente 40 milioni di euro inizialmente previsti per la copertura del debito. L'obiettivo sarebbe stato quello di tamponare la crisi di liquidità delle Asl abruzzesi, ma questo metterebbe in dubbio il pareggio di bilancio annunciato, il 25 luglio scorso, da Chiodi. A certificare quell'annunciato pareggio di bilancio non sarebbe stato il tavolo di monitoraggio minsiteriale, ma la Kpmg, una società consulente della Regione per il Piano di rientro.

«Ogni volta che si è riunito il tavolo di monitoraggio sul Piano di rientro sanitario Chiodi non ha perso un minuto per fare dichiarazioni entusiaste e autocelebrative», ha commentato Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd. «Stavolta c'è stato invece il silenzio: ci chiediamo il perché. Il presidente-commissario ha il dovere di dire subito come sono andate le cose a Roma e se ha ricevuto o meno obiezioni sul suo lavoro e sul rientro dell'Abruzzo dal debito sanitario. La trasparenza non può essere un optional da utilizzare a piacimento, Chiodi continua a ritenere i cittadini abruzzesi, sindaci e operatori compresi, indegni di essere informati e coinvolti nelle decisioni strategiche, specie sul fronte della sanità».

«Il presidente-commissario», conclude Paolucci, «informi rapidamente sull'andamento del tavolo di monitoraggio». Il tavolo di monitoraggio si è riunito il giorno dopo la visita in Abruzzo, del mninistro della Salute, Renato Balduzzi, che, martedì scoeso, è intervenuto, a Pescara, a un convegno intitolato «Dal piano di rientro al piano di sviluppo».

In quell'occasione Balduzzi aveva detto: «Il sistema sanitario abruzzese ha fatto passi avanti e altri ne ha da fare. Per questo a Chiodi dico di andare avanti con ancora più determinazione».
«Non posso che auspicare la fine del commissariamento in tempi brevi», aveva aggiunto Balduzzi, «alcuni dati negativi possono essere migliorati attraverso qualche accorgimento e qualche intervento anche del governo nazionale. Penso alla mobilità passiva, che non è solo un problema dell'Abruzzo, ma riguarda situazioni e contesti diversi tra regioni cosiddette virtuose o meno. E un problema di regole. Non possiamo negare che alla base ci sia la portabilità del diritto».

«Il diritto alla salute, se è tale», aveva concluso il ministro Balduzzi, «deve poter essere esercitato liberamente in qualsiasi parte del Paese e questo però comporta aggiustare il tiro sui rapporti tra questo e quel sistema sanitario regionale».

Il ministro aveva anche sottolineato alcune criticità abruzzesi. «Se l Abruzzo», aveva detto, «ha ancora il 40 per cento di surplus di parti cesarei rispetto alla media, questo è qualcosa su cui intervenire. Non per risparmiare ma per tutelare la salute delle donne risparmiando».

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