Il Novecento in mostra a Parma

Arte, fotografia, moda e design raccontano l’avventurosa storia del secolo.

C’è la foto di Tazio Secchiaroli che cattura Fellini mentre insegna a Mastroianni come maneggiare la frusta sul set di «Otto e mezzo», e c’è il Fiocinatore di Lucio Fontana. C’è il posacenere a forma di cubo di Bruno Munari e ci sono gli schizzi per abiti delle sorelle Fontana. A osservarla dalla prospettiva del Palazzo del Governatore a Parma appare lunga e vorticosa, la storia del Secolo breve dell’ormai famosa definizione di Eric Hobsbawn. Arte, architettura, fotografia, design e moda si rincorrono, con echi e rimandi, nelle sale dello storico edificio nella mostra «Nove100» che - inaugurata sabato scorso - resterà aperta fino al 25 aprile, una data fortemente simbolica del Novecento italiano. Nella mostra è presentata, per la prima volta, una selezione dello Csac (Centro studi e archivio della comunicazione) dell’università di Parma, considerato il maggior fondo esistente in Italia sul XX secolo.

Creato da Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino, il fondo contiene oltre 12 milioni di opere. Un archivio imponente che custodisce opere di grandi del secolo scorso: Schifano, Burri, Boetti, Fabro, Ceroli, Guttuso, Fontana, Sironi per l’arte; Armani, Versace, Ferr, Krizia per la moda; Man Ray, Iodice, Ghirri, Giacomelli per la fotografia; Sottsass, Munari, Castiglioni, Mari per il design; Ponti, Nervi, Scarpa, Gardella per l’architettura. E altri ancora. Curata da Quintavalle, la mostra è strutturata in modo da fornire una serie di istantanee dei fenomeni artistici e creativi del Novecento. In occasione di questo allestimento, a Parma sono stati inaugurati gli spazi del restaurato Palazzo del Governatore nel centro della città: oltre tremila metri quadrati dedicati all’arte moderna e contemporanea, che ospitano la sezione della mostra dedicata all’arte e alla fotografia.

In altre due sedi, la Galleria San Ludovico e le Scuderie della Pilotta, sono invece presentate la moda e l’architettura e il design. Arte. Nella sezione dedicata all’arte si passa senza soluzione di continuità dalla Pop-art all’Espressionismo astratto, all’Informale, all’Arte povera, alla Transavaguardia. Le suggestioni sono tante: dall’illusione di «Superficie opaline» di Enrico Castellani (tela e chiodi prendono l’aspetto di un materasso in lattice) al «Blu» di Agostino Bonalumi (che ricorda un mattoncino Lego). E ancora: un dipinto monumentale di Mario Sironi, un grande olio di Renato Guttuso, un acrilico di Mario Schifano. Fotografia. Per la fotografia, ci sono circa 600 immagini: dalle opere «primitive» di Nadar e dalle foto dei fratelli Alinari, agli esperimenti di Man Ray e Florence Henry, passando per le immagini-documento dello Studio Stefani e di Publifoto.

Non mancano gli scatti delle cronache italiane di ieri e dell’altro ieri, come una foto di Antonio Sansone che ritrae, negli anni ’80, il segretario nazionale delle Dc, Ciriaco De Mita, a colloquio con con due giornalisti delal rivista del Pci, Rinascita e del manifesto; o come quelle drammatiche di Giorgio Lotti che congelano l’alluvione del novembre 1966 a Firenze. Moda. Quanto alla moda, si possono ammirare 200 pezzi estratti dalla raccolta dello Csac, che conserva una mole impressionante di disegni, riviste, foto, abiti e accessori. L’approccio qui è soprattutto storico giacché l’attenzione si concentra sul momento del passaggio dall’alta moda al prêt-à-porter. Quindi: disegni e modelli di Valentino, Armani, Archizoom, Sorelle Fontana, Ferr, Krizia, Versace.

Architettura e design. Infine, l’architettura e il design con progetti, disegni, plastici e oggetti dei grandi nomi del Novecento: Marcello Nizzoli, Ottavio Cabiati, Giuseppe De Finetti, Ignazio Gardella, Pier Luigi Nervi, Gio Ponti, Renzo Zavanella, Figini e Pollini, Bruno Munari, Alberto Rosselli, Alberto Samonà, Enzo Mari, Archizoom, Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass. Cosa c’è da vedere qui? Oggetti che hanno arredato, per anni, la vita quotidiana degli italiani e che, come per incanto, un bel giorno non si sono visti più in giro (nella case, negli ufficii, per strada), ma che ricompaiono nella mostra di Parma.

Per esempio: un diffusore per filodiffusione da ufficio del 1969, una lampada da terra in perspex piramidato, uno scaldavivande che funziona a candeline realizzato da Munari e un modello componibile dell’elaboratore elettronico Elea 9003 Olivetti. L’allestimento, in questo caso, non segue un criterio storico ma tematico, per così dire, che rimanda a luoghi fisici o mentali: la Città, la Casa, le Cose, l’Ufficio, per finire, con l’Utopia, quell’idea di futuro che, nel Secolo breve, ha non solo dato alimento agli orrori dei totalitarismi ma anche innescato un’esplosione di vitalità creativa di cui questa mostra rappresenta una testimonianza fedele ed esaustiva. Apertura. Tutti i giorni tranne il lunedì (a eccezione del lunedì di Pasqua).

Orari: dalle 10 alle 19; il sabato dalle 10 a mezzanotte (ultimo ingresso alle ore 23). Biglietti. Intero 8 euro, ridotto 5 euro (minori di 18 anni, maggiori di 65, studenti universitari con tesserino, gruppi di adulti oltre le 15 persone, convenzionati), ridotto per le scuole 3 euro. Prenotazioni. Si può telefonare al numero 199 199 111. Informazioni. Ai numeri 0521/218889 e 0521/218929.