Via alla maxi operazione da 113 milioni per sanare i conti in rosso delle Asl

La giunta regionale vota sul filo di lana la delibera che ora dovrà passare al vaglio del consiglio regionale: la prossima seduta è fissata per il 6 maggio. L’ opposizione attacca: il sistema sanitario affonda, rischio super tasse
PESCARA. Ammonta a 113 milioni di euro la variazione di bilancio per coprire i conti in rosso in ambito sanitario. Non è bastato l’aumento delle aliquote Irpef, votato in un consiglio regionale occupato da opposizioni, sindaci e sindacati tra cori, "Bella ciao" e minacce di denunce da parte della maggioranza. Il disavanzo, lievitato dagli 81 milioni di euro stimati inizialmente a 110 (ma, secondo alcune stime aggiornate a marzo 2025, il buco potrebbe sfiorare addirittura i 120 milioni di euro) dovrà essere coperto ricorrendo a una sforbiciata di almeno 13 milioni tra spese di missione e programmi strategici, e tagli ai dipartimenti, eccetto quello sanitario. È questa la cifra contenuta nella delibera di giunta regionale votata ieri sul filo di lana, che mette fine (almeno per il momento) al percorso a ostacoli sostenuto dal centrodestra per tentare di pareggiare il deficit delle quattro Asl abruzzesi.
LA DELIBERA
La variazione, messa nero su bianco dall’esecutivo del presidente Marco Marsilio, dovrà ora passare al vaglio del Consiglio regionale, la cui prossima seduta è stata fissata per martedì 6 maggio. Ieri, nell’ultimo giorno utile per caricare i dati contabili definitivi nella piattaforma nazionale del ministero della Salute (il cosiddetto Nsis, Nuovo Sistema Informativo Sanitario), la giunta regionale, convocata d’urgenza e poi slittata di ora in ora fino alle 20, ha varato una nuova manovra da 113 milioni di euro complessivi. In sostanza, si prevede di coprire il disavanzo ricorrendo ai 42,5 milioni di euro recuperati attraverso l’aumento delle addizionali regionali Irpef, votate in Consiglio il 3 aprile scorso, attingendo altri 20 milioni dagli accantonamenti sul bilancio di previsione 2025 e 37,5 milioni dalle cosiddette extrafiscalità. La cifra mancante, pari a 13 milioni di euro, arriverà dai tagli ai dipartimenti e alle spese.
I TAGLI
Inizialmente era stato ipotizzato di coprire parte del disavanzo con circa 8,5 milioni di fondi statali legati alla pandemia Covid, ma come spiegato anche dall’assessore alla Salute Nicoletta Verì, queste somme sono dedicate e vincolate alle ricadute negative dell’emergenza sanitaria. Di qui la necessità di procedere con tagli a tutti i dipartimenti, eccetto quello sanitario, a programmi strategici e a spese come quelle di missione. La maggioranza tenta così di mediare la richiesta di chiarimenti avanzata durante il tavolo interministeriale dell’11 aprile scorso a Roma, quando i tecnici avevano chiesto alla Regione delle controdeduzioni in merito ad alcune voci inserite nei bilanci delle Asl e considerate di dubbia esigibilità: un totale di circa 30 milioni di euro tra contenziosi pendenti (10 milioni), partite contabili non allineate, ossia non ritenute conformi agli schemi di bilancio e dunque da riordinare (9 milioni) e fondi di coesione assegnati ma non ancora impegnati dalle Asl (11 milioni). Cifre che, sommate al disavanzo di 81 milioni certificato con il conto economico del quarto trimestre 2024, hanno fatto lievitare il deficit a circa 113 milioni di euro. La verifica finale avverrà in ogni caso durante il tavolo di monitoraggio di luglio, quando al ministero saranno presentati il bilancio di esercizio consolidato dell’intero sistema sanitario regionale, anche alla luce dei bilanci consuntivi 2024 delle Asl, attualmente in fase di approvazione.
RISCHIO SUPER TASSE
Non si sono fatte attendere le reazioni delle opposizioni, con il Movimento 5 Stelle che ha parlato di «sistema sanitario abruzzese al collasso» e il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale Silvio Paolucci che ha paventato il rischio di nuove super tasse e di un nuovo commissariamento, con il blocco del turnover e «tagli sempre più impattanti sulle prestazioni sanitarie erogate e su settori delicatissimi della nostra regione». «Anche i primi dati del 2025», spiega Paolucci, «riferiti al primo trimestre, confermano che la sanità abruzzese è totalmente senza governance. Si va profilando un disavanzo abissale di almeno 120 milioni di euro, che rende impossibile approvare il programma operativo 2024/2026, atto che sconta già un ritardo di 18 mesi, confermando lo sbando del sistema sanitario abruzzese». In particolare, secondo alcune stime, le aliquote Irpef per redditi inferiori a 28mila euro in futuro potrebbero passare dall’aliquota base di 1,23 (poi salita a 1,67 con l’ultima manovra votata in Consiglio) all’aliquota massima di 1,73 o addirittura alla super aliquota di 2,03; mentre per i due scaglioni compresi tra 28mila e 50mila euro o oltre 50mila euro, potrebbe profilarsi un aumento al 3,33%. Le super aliquote potrebbero interessare anche l’Irap, la cui aliquota base di 3,9 è già salita a 4,82 e potrebbe lievitare fino a 4,97.
LE REAZIONI
I consiglieri regionali M5S Francesco Taglieri ed Erika Alessandrini insistono su un sistema sanitario che «affonda». «La carenza di personale ospedaliero», evidenziano in una nota congiunta, «è drammatica: ci sono circa 60mila abruzzesi senza medico di base, oltre 600 medici mancanti, di cui più di 200 solo nell’emergenza-urgenza, e oltre 1.800 infermieri in meno secondo le stime Fnopi. I pronto soccorso sono in perenne congestione, i turni sono massacranti, le dimissioni si susseguono. E mentre gli ospedali periferici vengono svuotati e trasformati in gusci vuoti, gli ospedali hub (L’Aquila, Pescara, Teramo, Chieti) collassano sotto il peso di una domanda che non riescono più a sostenere. La situazione è insostenibile anche per i cittadini, che si trovano abbandonati a sé stessi».
«Le liste d’attesa per esami e visite specialistiche sono chiuse o dilatate fino a 18 mesi. Le agende elettroniche sono bloccate. Non è più possibile prenotare nemmeno una TAC. È la negazione concreta del diritto alla cura. In questo deserto sanitario, sempre più abruzzesi scelgono di curarsi fuori regione. La mobilità passiva costa alla Regione ben 106 milioni di euro di saldo negativo. Paghiamo per farci curare altrove, mentre i nostri ospedali vengono desertificati. E tutto questo», concludono, «mentre la prevenzione è ferma al palo: nessuno screening oncologico attivo, piani di prevenzione vecchi di oltre un decennio e nessuna azione concreta sul territorio. La medicina territoriale, tanto sbandierata, non è mai decollata».