Il vino si prepara allo sbarco in Cina

L'export vola, ma devono essere superati problemi di sviluppo nei mercati

PESCARA. Il settore vitivinicolo abruzzese ha raggiunto il livello di 103 milioni di euro in termini di fatturato, riguardante per il 35% i vini Doc e Docg e per il 54% il vino da tavola. Risultati importanti che si accompagnano a difficoltà nell'ulteriore fase di sviluppo e penetrazione nei mercati esteri. E' quanto emerso dall'incontro tra gli operatori di settore, le società del gruppo Intesa San Paolo e l'assessore regionale Mauro Febbo voluto dall'assessore Mauro Febbo nel corso del quale sono stati proposti spunti per cercare di cogliere le opportunità che il mercato può offrire soprattutto in chiave esportazione. I dati del 2010 raccolti da Agriventure ed esposti dal direttore Enzo Pellegrino, evidenziano, a fronte di una produzione nazionale in leggero calo (-1,4%), una produzione regionale che tiene. E se si considerano gli ultimi otto anni (2003-2010), l'export di vini abruzzesi è volato al 96,4% a fronte di un dato nazionale del 45,5%. Un successo che ha preso direzioni non solo continentali (Germania) ma anche oltre oceano (Nord America e Canada), puntando su prodotti di qualità come il Docg Montepulciano D'Abruzzo Colline Teramane, e su altri 8 vini Doc fra i quali il Cerasuolo ed il Trebbiano.

Sul fronte produttivo, in Abruzzo si lavora su una superficie vitata che si è stabilizzata ed è superiore ai 32mila ettari (5% del totale nazionale) che però, in linea con i dati nazionali, si è ridotta negli ultimi dieci anni del 12% circa. Sempre nel settore produttivo, si rileva un numero di 18.675 aziende produttrici che, rispetto al 2000 (dato statistico precedente), si è drasticamente ridotto del 45%.

Gran parte della produzione viene dalla provincia di Chieti che detiene l'80% della produzione regionale ed in Italia si colloca al quarto posto su scala nazionale fra le provincie vinicole, dopo Verona, Treviso e Trapani. Degli oltre 3 milioni di ettolitri prodotti nella regione, quasi due milioni e mezzo vengono dalle campagne teatine. Un apparato produttivo capace di buone potenzialità in termini sia qualitativi che di espansione, ma che soffre l'impatto con l'internazionalizzazione.

Uno spunto per migliorare i dati viene offerto dal direttore generale di Banca dell'Adriatico Dario Pilla che parla di «necessaria aggregazione tra i produttori e della costituzione di reti d'impresa quali strumenti in grado di impostare ed affrontare una nuova fase di deciso sviluppo sui mercati esteri avvalendosi della consulenza sempre più specifica e territorialmente capillare che il comparto bancario è oggi in grado di offrire, soprattutto verso i mercati più appetibili, Cina in primis». I problemi di settore riguardano però anche le singole imprese, alle prese con passaggi generazionali ed equilibri interni finanziari. Problema evidenziato anche dalle cantine sociali, perno del sistema produttivo con il compito ulteriore di valorizzare l'immagine del prodotto, penalizzate soprattutto dagli sfasamenti temporali tra acquisto e ricavi. Il tutto in un quadro di costi crescenti alla produzione, con prezzi al consumo abbastanza stabili.

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