ABRUZZO / L'EMERGENZA

Imprese, commercianti e artigiani invocano la zona gialla prima di Natale

I rappresentanti delle associazioni chiedono a governo e Regione di riavviare subito un dialogo istituzionale per superare l'impasse nell'interesse esclusivo di chi lavora

PESCARA. «Governo e Regione tornino subito a parlarsi nelle sedi istituzionali deputate, fuori dalla aule giudiziarie, evitando iniziative unilaterali che nuocciono solo agli abruzzesi. Perché interesse comune è che, per Natale, sulla cartina geografica anche l'Abruzzo sia colorato di giallo come il resto d'Italia, consentendo a diverse attività come ristoranti e bar di poter tornare al lavoro. Ipotesi, questa, che però alla luce dell'ordinanza emanata ieri dal ministro della Salute, Speranza, diventa molto difficile». Lo affermano in un documento congiuntao i rappresentati delle associazioni imprenditoriali Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti e Legacoop all'indomani della decisione del Tar dell'Aquila che ha intanto riportato, seppure per un giorno, il territorio abruzzese in zona rossa, con le conseguenze che ne derivano.

«Ora però» afferma il pool di nove sigle che rappresentano agricoltura, artigianato, commercio, cooperazione, servizi e turismo «diventa prioritario lavorare per scongiurare la conseguenza più grave che questa situazione provoca: ovvero l'ingresso dell'Abruzzo in zona gialla solo a partire dal 27 dicembre prossimo, a differenza di tutte le altre regioni italiane che ci torneranno già da domani».

«La giunta regionale» proseguono artigiani, commercianti e imprenditori,  «deve riaprire immediatamente un dialogo istituzionale con il governo per studiare tutte le necessarie misure che possano scongiurare questa ipotesi, e farci tornare zona gialla prima di Natale, superando questa situazione difficilissima in cui, pur animata da buone intenzioni, ci ha messo. L'Abruzzo deve superare le gravi incertezze in cui si trovano a vivere imprese e cittadini, che snervati non possono svegliarsi ogni mattina nella più totale incertezza legata a restrizioni nelle aperture delle attività e nella mobilità delle persone. Occorre dunque rimettere al centro della discussione solo tutela della salute e gli interessi del mondo produttivo e del lavoro»