Chieti

Incidenti mortali sul lavoro: la maglia nera va a Chieti

7 Settembre 2025

Con 5 decessi registrati nei primi sette mesi dell’anno è al 13° posto in Italia

CHIETI. Tre mesi fa si votava il referendum sul lavoro. Schiacciante vittoria del sì, ma quorum mancato. E quindi niente è cambiato. Lo conferma anche l’ultimo report dell’osservatorio Sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering, che si concentra sulle morti bianche nei primi 7 mesi del 2025. Il documento racconta un Paese in cui, di lavoro, si muore. Ancora. E in Abruzzo va anche peggio. Allo scorso 31 luglio sono stati registrati 607 decessi dall’inizio dell’anno, 30 in più del 2024 (+5,2%). Nella nostra regione i numeri sono in aumento: è la settima in Italia per tasso di incidenza di infortuni mortali, con picchi particolarmente gravi nelle province di Chieti (maglia nera in Abruzzo) e Teramo. A Pescara i numeri sono in media con i valori nazionali, mentre L’Aquila rappresenta un esempio virtuoso con un tasso di mortalità tra i più bassi del Paese.

Il settore delle costruzioni continua a essere il esposto. Seguono il manifatturiero e i lavori di trasporto e magazzinaggio. E impressiona vedere che il tasso di mortalità tra i lavoratori stranieri (37 ogni milione di occupati) è più di due volte superiore a quello tra i lavoratori italiani. Insomma, a tre mesi dal voto di iniziativa popolare sui temi di lavoro e cittadinanza, niente è cambiato. Le morti bianche continuano «sempre secondo le stesse modalità», commenta il presidente dell’osservatorio Vega Mauro Rossato, «perché non riusciamo a incidere sulle cause degli infortuni mortali. E così l’emergenza continua».

I NUMERI IN ABRUZZO

Nei primi sette mesi del 2025, in Abruzzo si sono registrati già 11 morti sul lavoro (esclusi i decessi in itinere, cioè quelli avvenuti andando o tornando dal posto di lavoro). Meno della metà di quelle rilevate in Toscana (29), un quarto di quelle del Veneto (43) e appena un sesto rispetto a quelle della Lombardia (64). Eppure, nella graduatoria stilata dall’osservatorio Vega queste regioni si trovano più in basso rispetto alla nostra, occupando rispettivamente il 14°, 10° e 18° posto. Il motivo? L’incidenza degli infortuni mortali rispetto al numero degli occupati. Da noi, dove ci sono 507.890 lavoratori (dati Istat), questo tasso è di 21,7, un numero più alto della media nazionale (18,3) e di quelli di Veneto, Toscana e Lombardia, che contano milioni di lavoratori in più. Insomma, se in valori assoluti la regione non sembra tra le più pericolose per chi lavora, ma basta dare un’occhiata ai valori percentuali per scorgere una realtà diversa.

LE PROVINCE

Il report offre un’analisi accurata delle morti bianche per provincia. Siracusa indossa la maglia nera con 59,7 decessi ogni milione di occupati. Al secondo posto c’è Matera (56,9), seguita da Savona (56,6). Non bisogna scendere molto per trovare la prima provincia abruzzese. Il Chietino è la tredicesima provincia in Italia per tasso di mortalità che, con 5 decessi su 146mila occupati soltanto nei primi 7 mesi del 2025, equivale a 34,2. Matita rossa anche per la provincia di Teramo, che ha un tasso di mortalità sul lavoro di 25,2 (3 morti su 118mila occupati). Il Pescarese, invece, si conferma in linea con la media nazionale, avendo avuto solo 2 decessi su 126mila occupati. Infine, quella dell’Aquila si rivela tra le province più attente alla sicurezza sul lavoro: con appena un decesso su 116 mila occupati, il suo tasso è dell’8,6, meno della metà della media nazionale. Insomma, il referendum che ha infiammato per mesi il dibattito politico attorno al tema del lavoro è ormai alle spalle. E così le morti bianche continuano, ma senza fare più rumore.

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