Le imprese: tempi veloci per i Fas

"La Regione Abruzzo riformi la burocrazia, ai progetti pensiamo noi"

PESCARA. Come utilizzare i fondi Fas? E che cosa vuol dire fare progetti di qualità, come chiede Chiodi? A queste donande dovrà rispondere nelle prossime settimane il tavolo del Patto per lo sviluppo. Il confronto sarà avviato dall'incontro con il ministro Raffaele Fitto, previsto a breve, e poi con la due giorni nell'eremo sulmonese che la Regione sta organizzando in assoluta riservatezza.

Dalla sua posizione di consulente aziendale Gabriele Rossi dà un consiglio di metodo e non solo: «Ormai dobbiamo confrontarci con realtà molto più evolute a livello europeo. È chiaro che una cultura localistica e di appartenenza ripiegata su se stessa non aiuta. La politica deve avere il grande coraggio di investire sulle intelligenze che abbiamo sul territorio. Dobbiamo fare in modo che a Bruxelles si parli un linguaggio europeo anche se a parlare è un teatino, un pescarese, un teramano o un aquilano».

Batte sul tasto del metodo anche Paolo Primavera. Con un po' di ruvidezza, il vicepresidente di Confindustria Abruzzo ricorda che «i politici fanno i politici e gli imprenditori gli imprenditori». E dunque? «Chiodi si preoccupi di mettere l'Abruzzo nelle condizioni di essere una regione più moderna, al resto pensiamo noi».

Piero Peretti, segretario regionale dell'Ugl sottoscrive il lodo qualità, ma ritiene che potrebbe essere ugualmente importante «pensare di abbattere la pressione fiscale. Un abbassamento o abbattimento delle aliquote Irpef o Irap favorirebbe sicuramente l'attrattività della regione per le imprese». E in quest'ottica, dice Peretti «la pedemontana può anche aspettare».

Enzo Giammarino direttore regionale di Confesercenti punta sulla concretezza del dato storico: «I programmi sono già definiti. Come spendere i Fas l'abbiamo deciso all'80% con l'ex governo regionale. Il nuovo governo ha riaperto la consultazione. Ora dobbiamo fare i bandi e assegnare queste risorse sulla base di progetti e programmi per il credito, per l'innovazione di processo e di prodotto, ma non certo per i poli d'innovazione che sono già costituiti. Si tratta insomma di sostenere le imprese nella competitività». E non solo le imprese industriali, sottolinea Giammarino: «Penso ai servizi di commercializzazione, al turismo dei parchi e della costa, al miglioramento dell'accoglienza. E naturalmente dentro il discorso della qualità c'è anche la necessità di alcune imprese di ristrutturare gli alberghi». Ma certo, dice Giammarino «non è che con i Fas possiamo fare l'autostrada o il treno veloce, investimenti che vanno garantiti restituendo all'Abruzzo quel miliardo che c'era in partenza nell'intesa quadro e che il governo ha utilizzato nella fase straordinaria del terremoto».

L'industria, il commercio, il turismo, d'accordo, ma l'agricoltura?

«Noi nel Patto ci siamo eccome», afferma il presidente regionale della Cia Domenico Falcone. «Il Fas rappresenta una grande opportuniutà e mi auguro che si parta presto. L'obiettivo fondamentale è liberare le risorse». Ma detto questo Falcone solleva un problema che non è solo dell'agricoltura. «Le imprese agricole hanno richiesto fondi europei 2007-2013 per cifre superiori alla disponibilità, un segnale positivo nonostante la crisi, perché non stiamo parlando di incentivi a fondo perduto, visto che il contributo copre solo il 40% dell'investimento, il resto lo mette l'azienda». Ma qui comincia il problema perché, dice il presidente della Cia Abruzzo «Abbiamo ritardi paurosi della macchina burocratica regionale». Problema trasversale ai settori (visto che recentemente anche Confindustria se ne è lamentata) che certamente finirà sul tavolo del Patto.

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