Marchionne: «Qui ho imparato a vivere»

L’ad Fiat riceve la medaglia Aprutium. «In Abruzzo si è formato il mio carattere, ci torno ogni volta che posso»

L’AQUILA. Il top manager dal maglione nero fa il suo ingresso trionfale nell’aula del consiglio regionale all’Emiciclo – scandagliata a fondo dagli artificieri della polizia – intorno alle 11,30. E non c’è regolamento che tenga. Nessuno sta lì a chiedergli della giacca. Figuriamoci. Il giorno di Sergio Marchionne premiato con la medaglia Aprutium, che decora gli abruzzesi illustri, è un misto tra l’ufficialità e il privato, il protocollo e i sentimenti, per l’uomo partito da Chieti 61 anni fa, arrivato in America e tornato. L’uomo dell’abbraccio Fiat-Chrysler («un capolavoro, realizzato col contributo di lavoratori e collaboratori», declama Pagano), ha un incontro cordiale col sindaco Massimo Cialente che lo ringrazia ancora, lo ragguaglia sulla scuola donata alla frazione di Bazzano e gli strappa la promessa di un nuovo incontro. Prima di sedere accanto al presidente Nazario Pagano, di sentir cantare l’Inno di Mameli e poi i discorsi di rito, l’amministratore delegato Fiat incontra il sindaco di Cugnoli Lanfranco Chiola che gli consegna le copie dell’estratto dell’atto di nascita del padre Concezio, maresciallo dei carabinieri, che quando il figlio Sergio aveva 14 anni si trasferì in Canada con la famiglia. L’uomo Fiat, raccontano, si emoziona alla vista di quelle carte datate 1915: «Qui ho imparato a vivere». L’assemblea riunita in forma straordinaria – defezioni sia a destra sia a sinistra, con Chiodi ci sono solo due assessori; sugli scranni della giunta vengono spostati i consiglieri del centrodestra ed ecco spiegato l’effetto sedie vuote (non si vedono, tra gli altri, Giuliante, Acerbo, Saia, Caporale), meno male che non c’è l’appello – osserva un minuto di raccoglimento. «Mi pare che ci siano delle vittime a Lampedusa», esordisce Pagano. Pare di sì, purtroppo.

Il «Nessun Dorma» di Piero Mazzocchetti («che si esibisce gratuitamente», come scandisce Pagano dal microfono) sembra proprio il monito adatto in un’aula del genere. Camillo D’Alessandro (Pd) prende la parola per dire che vorrebbe tanto che i Ducato, usciti da Sevel, passassero in altri stabilimenti sempre abruzzesi per diventare «camper, ambulanze» oppure altri mezzi del versatile prodotto made in Val di Sangro. Ringrazia Marchionne anche Lanfranco Venturoni (Pdl). Segue il presidente della giunta Gianni Chiodi, il quale ci tiene a dirgli che, come Marchionne ha risanato la Fiat, anche lui e il Pdl hanno reso un grande servigio alla Regione «riducendo la spesa pubblica, le tasse alle imprese» eccetera. L’ad Fiat esprime soddisfazione per la fiducia al governo Letta «che fa recuperare credibilità all’estero», regala «un senso di stabilità di cui c’è bisogno» e «dà fiducia sui piani di investimento». Il pensiero, qui, va ai 700 milioni per Sevel, dove lavorano 6mila persone (e 4mila nell’indotto), nei prossimi 5 anni. «Lo stabilimento in Messico», dice il manager, «sta usando molto del know-how stabilito alla Sevel e loro producono componenti per tutta la produzione nordamericana e sudamericana, quindi è un grande stabilimento, di cui sono orgoglioso. Lo abbiamo visto crescere negli scorsi 10 anni e sta facendo un ottimo lavoro sia per noi che per Peugeot-Citroen». Con Fiom «non credo ci siano altre cose da discutere. C’è un contratto firmato con gli altri sindacati, noi li abbiamo invitati a firmare visto che entreranno nel pieno della gestione delle relazioni con Fiat. Se non vogliono è una scelta loro». Poi la dedica del premio «ai 300mila lavoratori di Fiat, Chrysler e Cnh industrial», la conferma che «con coraggio investiremo in Italia contro il declino, per i mercati di tutto il mondo» senza, però, abbassare i prezzi delle auto perché «500L e Nuova Panda sono il massimo della tecnologia disponibile e non vale la pena svendere per cercare di inseguire». Poi un pranzo di pesce «per 7-8 persone» al «Baco da seta» dell’ufficiale della Repubblica Loreto Giangrossi. Quindi, passate le 16, il volo in elicottero dopo un giro rapido allo scalo di Preturo che non riesce a decollare. Chiede se la pista sarà ampliata. Ché magari, la prossima volta, arriva col Falcon.

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