MARIA GRAZIA CIFONE

8 Marzo 2011
L'AQUILA. Da sette anni guida la facoltà di Medicina dell'Ateneo aquilano. Un ruolo ricoperto in Italia solo da due donne. Maria Grazia Cifone (nella foto) ha vinto una doppia scommessa: non era un medico, essendo laureata in Biologia, e non era un uomo. Ma ce l'ha fatta. Sarà perchè resta in facoltà 12 ore al giorno e perché è «innamorata del lavoro».

Preside Cifone, un cammino non facile, in un mondo, quello universitario, storicamente al maschile.
«Sì, un mondo ancora per lo più maschile, anche se non maschilista. E la facoltà di Medicina in particolare. Partivo svantaggiata, come biologa e come donna, dopo una lunga gavetta e una grande passione per la ricerca in campo immunologico. Oggi raccolgo i frutti: le mie ricerche di base hanno trovato importanti applicazioni, e questa è la mia prima soddisfazione. La seconda è che anche chi non credeva in me, al momento della mia nomina come preside di Medicina, si è dovuto ricredere. Del resto, l'Ateneo aquilano premia l'universo femminile: su nove presidi di facoltà, ben cinque sono donne».

Che valore attribuisce alla Festa della donna?
«Devo dire che, al di là del valore simbolico legato al ricordo dell'evento storico per cui è nata, non mi piace l'idea che le donne abbiano ancora bisogno di una giornata per puntualizzare la loro esistenza e il loro ruolo nella società».

E sul fronte delle pari opportunità, a che punto siamo?
«Sono contraria al concetto di pari opportunità come qualcosa di predefinito. Così come sono sono contraria alle quote rosa, in politica e in altri campi. Io credo che ognuno possa aspirare a traguardi importanti, in base alle proprie capacità e ai propri desideri. Certo, per noi donne la strada è ancora in salita: i ruoli di prestigio e con potere decisionale ci vengono spesso sbarrati, e non solo per le difficoltà oggettive di natura biologica, ma anche per la mancanza di regole che tengano conto delle differenze. Comunque, un percorso, seppure lento, è stato avviato: siamo riuscite a sgretolare molti ostacoli, anche con l'aiuto degli uomini». (g.d.t.)

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