ROSA VISONE

CHIETI. Dopo otto anni negli Stati Uniti, tra il Kimmel Cancer Center di Philadelphia e la Ohio State University di Columbus, è tornata, da poche settimane, in Italia. Napoletana, 34 anni, Sara Visone (nella foto) sarà a Chieti nel Cesi, il Centro di scienze dell'invecchiamento dell'università d'Annunzio, a studiare i meccanismi molecolari coinvolti nella progressione della leucemia linfatica cronica.

Che significato ha, oggi per lei, la Festa delle donne?
«Negli ultimi otto anni non l'ho festeggiata perché ero in America. Lì non esiste una Festa delle donne l'8 marzo. Quando ero in Italia, da studentessa, mi dava fastidio l'aspetto banale delle mimose e di tutto il resto: cose che non avevano e non hanno alcuna importanza per me».

Qual è il passo più importante sul terreno della parità dei diritti compiuto negli ultimi 30 anni?
«Nell'ambiente lavorativo le cose sono sicuramente migliorate per le donne. Ma anche in quello familiare: tanti compiti che prima spettavano solo alle donne, adesso, vengono distribuiti all'interno della coppia».

Nel privato la situazione è cambiata di più che nella vita pubblica?
«In famiglia si fanno, più o meno, le stesse cose: fra l'uomo e la donna non c'è, ormai, quasi più alcuna distinzione di ruolo. Le donne sono aiutate in moltissime cose dagli uomini. Lavorando anche le donne, la parità ormai esiste nei fatti. Io, personalmente, sono sposata e ho una bambina di cinque mesi, ma tutto quel che c'è da fare, mio marito e io ce lo dividiamo in parti uguali».

Nel suo lavoro esiste la stessa parità di compiti e ruoli?
«Sì, perché alla donna ormai è stato riconosciuto di avere un cervello uguale a quello degli uomini (sorride). Per ciò che mi riguarda, non ho visto suddivisioni di mansioni in base al sesso. Anche se, va detto, i ruoli dirigenziali sono ancora ricoperti, quasi sempre, da uomini. Ma è solo una questione generazionale e di tempo, prima che si realizzi la piena parità anche in questo campo».

Festeggerà l'8 marzo?
«Non credo. Abbiamo una bambina piccola. Resteremo a casa».

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