abruzzesi ovunque

Storia di Patrizio: ricercatore in Svezia? "La risposta in giornata"

Patrizio Pelliccione è stato assunto a Gotheburg il giorno stesso della prova. Aspettava da due anni, dopo il concorso, la chiamata dell’Università dell’Aquila

L'AQUILA. “La informiamo che lei ha superato il concorso da ricercatore presso l'Università degli studi dell'Aquila. Ma purtroppo non potrà prendere subito servizio”. Deve avere suonato più o meno così la lettera che nel 2010 l'Università aquilana ha inviato a Patrizio Pelliccione, 39enne aquilano, per informarlo di aver superato il concorso da ricercatore in ambito informatico. Di tenore opposto l'email arrivata dalla Chalmers University of technology and university, Department of computer science and engineering di Gothenburg, la seconda città svedese dopo la capitale, Stoccolma. Patrizio se la trova nella sua posta elettronica nel febbraio 2013: come un curioso scherzo del destino, esattamente un mese dopo la “chiamata” dell'ateneo aquilano, che arriva dopo due anni di attesa, nel gennaio 2013. Due anni in cui il giovane informatico è finito a ingrossare le fila di quella categoria di “ricercatori fantasma”, vincitori di concorso ma non assunti, che solo uno strano sistema come quello italiano è capace di produrre. “Gentilissimo dottor Pelliccione, siamo contentissimi che lei abbia superato il concorso, e impressionati per il risultato da lei raggiunto”, si legge nella email da Gothenburg, “ci ha fatto fare una bella figura con la sua performance, siamo entusiasti di accoglierla. Ci dica cosa si aspetta dalla nostra università, faremo il possibile per ...”. E scatta il dilemma. Che faccio? Colgo l'occasione della vita per restare all'Aquila? O parto? Patrizio ha un'intuizione: dopo tanti mesi di precariato, di inattività e crollo dell'autostima, capisce che le cose sono cambiate. E così, mette i suoi sogni e le sue competenze nella valigia e prende il volo insieme alla fidanzata Romina. Direzione: Svezia.

LA STORIA. «Dicono che la Svezia sia fredda nel carattere dei suoi abitanti e nel clima. Niente di più sbagliato». Comincia smontando un po' di luoghi comuni sul Paese dei laghi la nuova avventura del ricercatore, che si è formato al dipartimento di Informatica e scienze dell'informazione e matematica all'Aquila, dove ha preso anche il dottorato, per la precisione del gruppo di Ingegneria del software, da dove è uscito - c'è da riconoscerlo - con una preparazione importante. «Il nostro sistema universitario offre un'ottima formazione», racconta Patrizio. E infatti, nel giro di pochi chilometri in istituti universitari in Svezia ci sono almeno altri quattro ricercatori abruzzesi con cui è in contatto, compresa la fidanzata Romina Spalazzese (33 anni originaria di Teramo e Senior lecturer alla Malmö University), che vive con lui. La storia è comune a centinaia di ricercatori, i cosiddetti “cervelli”, che prendono la via di Svezia, Inghilterra, Francia, Giappone, Stati Uniti. Attualmente Pelliccione è professore associato alla Chalmers University, ma è anche ricercatore a tempo indeterminato (non confermato) all'Aquila. «Ho vinto il concorso da ricercatore a tempo indeterminato, probabilmente l'ultimo di questo tipo, in quanto oggi le posizioni da ricercatore sono tutte a tempo determinato, ma ho dovuto aspettare due anni prima di prendere servizio», racconta via Skype dalla sua casa comprata tre mesi dopo l'arrivo a Gothenburg. «Facevo parte del gruppo dei ricercatori in attesa di presa di servizio. Il periodo peggiore della mia vita professionale, causato della non virtuosità dell'Università dell'Aquila ai tempi del rettorato di Di Orio». Un periodo in cui «qualsiasi risultato scientifico era totalmente inutile». Patrizio comincia a guardarsi intorno e, tramite una mailinglist specializzata, scopre la possibilità di partecipare a un concorso nella migliore università svedese. Rispondono in 38, ma verranno chiamati per un colloquio soltanto in otto. «Mi sembrava un obiettivo irraggiungibile: ho provato diversi logoranti concorsi in Italia ed ero molto demotivato», racconta. E invece, la sera stessa della prova, riceve un'email con l'offerta di un lavoro come professore associato, permanente, senza periodo di prova. «Un bel salto!», commenta Patrizio. Che accetta, certo, non senza qualche dubbio. Ma basterà l'accoglienza che gli riserverà (a lui e alla fidanzata) la città svedese per fugare ogni incertezza. «Alla fine ho fatto domanda di aspettativa per cinque anni all'università dell'Aquila (dove nel frattempo Patrizio aveva preso servizio, ndr) e sono partito».

PROGETTI. La Svezia non perde tempo con i suoi “figli” migliori. Patrizio ha avuto una promozione dopo qualche mese, diventando docent in Software engineering. «Sto creando un laboratorio su “Cyber physical systems”, spiega, «e sono co-supervisor di due studenti di dottorato. Lavoro su un progetto svedese insieme con “Volvo cars” per definire l'architettura elettrica dei veicoli Volvo del futuro».

Non solo: Patrizio lavora anche su altri due progetti su tematiche simili ad esempio con Volvo trucks, Saab, Sony, Ericsson, Axis Communications, e via dicendo, e insegna. «Scrivo proposte di progetti per avere nuovi fondi e accrescere il mio gruppo», spiega. Perché in Svezia la ricerca non è pagata «a prescindere» dallo Stato, ma dev'essere il ricercatore a procacciare finanziamenti per i suoi progetti.

VITA IN CITTÀ. Gothenburg è «una città amichevole», descrive Patrizio, «si mangia anche bene, soprattutto pesce. Ho anche avuto una riduzione delle tasse come persona chiave per l'università». Insomma: amore a prima vista. «L'impressione che si ha», prosegue, «è che nulla venga lasciato al caso». Si decide che l'alcool fa male alla salute? E allora nei locali lo paghi caro per disincentivarne il consumo. Idem per l'inquinamento. «Per spingerci a lasciare a casa le automobili, i servizi per il trasporto pubblico funzionano benissimo. Io per esempio, vado a lavorare in traghetto. Gratis». E dev'essere davvero straordinaria le percezione che «il sistema si muova per il bene di tutti».

FUTURO. La voglia di tornare in Italia ogni tanto fa capolino. All'Aquila c'è la famiglia, gli amici, la città, «le corse su a Madonna Fore». Essendo professore associato in due diversi ambiti disciplinari la possibilità di tornare esiste, «vedremo se mi vorranno e se ne avrò voglia io. Il mio sogno», confessa Patrizio, «sarebbe mantenere entrambi i lavori. Sarebbe vantaggioso per tutti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA