Taglia la gola alla moglie per gelosia
La uccide a pugnalate alle 4 del mattino mentre i figli dormono
MARTINSICURO. Ha tagliato la gola alla moglie che lo voleva lasciare mentre i figli dormivano nella stanza a fianco. Poi si è vestito e ha chiamato il 112: «Ho ucciso, venitemi a prendere». Quando, in piena notte, i carabinieri sono arrivati nella casa di Villa Rosa i due bambini di 5 e 8 anni non si erano ancora svegliati. C’è voluta tutta la sensibilità di due militari padri di famiglia per portarli via prima che il loro papà fosse arrestato con l’accusa di aver assassinato la loro mamma.
Shkelqim Koni, albanese, 45 anni di cui 20 trascorsi in Italia, incensurato, operaio, conosciuto come Jimmy, ha preso un coltello da cucina e ha sgozzato la moglie Rudina Koni, 33 anni, operaia in un’impresa di pulizia dell’Iper di Colonnella. Sembra che il loro rapporto fosse in crisi ormai da tempo e che i due stessero per separarsi. L’uomo, però, non si rassegnava alla fine del matrimonio. «Stavano insieme da 16 anni», raccontano alcuni connazionali, «e insieme avevano fatto tanti sacrifici per trovare un lavoro e comprare la casa». Al numero civico 16 di via Segantini, vicino all’ufficio postale di Villa Rosa, la famiglia si era trasferita da sette anni. L’appartamento al piano terra era di proprietà. Mai una discussione, mai una lite. «Brave persone», raccontano alcuni vicini, «si erano integrati benissimo. Sembrava una coppia felice. Non abbiamo mai sentito un litigio».
Stavano bene in Italia e lui stava cercando di ottenere la cittadinanza italiana. Ma qualcosa, ormai da qualche tempo, non andava più. Lo sapevano bene i familiari, sia di lui sia di lei, che abitano nella zona. Lei lo accusava di essere geloso e sembra che volesse separarsi, allontanarsi da quella casa con i suoi figli.
LA TRAGEDIA. Lunedì sera la donna, dopo aver finito il suo turno nell’impresa di pulizia all’Iper, è andata a cena con le colleghe di lavoro. Una serata organizzata da tempo, una serata da trascorrere nella spensieratezza. L’uomo, che lavora in un’azienda di maglie di Corropoli, è rimasto a casa con i bambini. Anche per lui una serata tranquilla. La donna è rientrata a notte fonda. L’uomo, ha raccontato egli stesso nel corso dell’interrogatorio, dormiva. Secondo la sua versione sarebbe stata lei a svegliarlo. Forse per parlare. Forse per chiarire. I due coniugi si sono spostati in cucina per non svegliare i bambini. Hanno continuato a parlare del futuro, lei ha ribadito l’intenzione di separarsi, almeno per un po’. Ma lui ha detto ancora no. E qualcosa è scattato nella sua mente. Ha preso un coltello dal cassetto della cucina, uno con una lama di circa venti centimetri, e l’ha colpita alla gola. Un colpo violento e profondo, forse due, che le hanno tagliato la gola. La donna si è accasciata a terra ed è morta dissanguata nel giro di qualche minuto. Era in pigiama e questo smentisce la voce circolata inizialmente e cioè che lei si fosse vestita per andarsene di casa.
LA CONFESSIONE. L’uomo, dopo aver assassinato la moglie, ha indossato i vestiti e ha chiamato il 112. «Mi chiamo Shkelqim Koni», ha detto al centralinista, «ho ucciso mia moglie. Venitemi a prendere». Poi la corsa dei carabinieri, la scoperta del cadavere e dei bambini ancora addormentati, le prime domande all’uomo. Mancano pochi minuti alle 5 quando in via Segantini arrivano il sostituto procuratore di turno Serena Bizzarri, il comandante del reparto operativo Nazario Giuliani, il comandante della compagnia di Alba Pompeo Quagliozzi e il maresciallo di Martinsicuro Antonio Romano. Qualche minuto dopo è la volta dell’anatomopatologo Giuseppe Sciarra, che fa una prima ricognizione e che oggi riceverà l’incarico per fare l’autopsia. Poi l’uomo viene portato nella caserma dei carabinieri, a qualche chilometro di distanza dalla casa del delitto.
Inizia un lungo interrogatorio alla presenza del suo avvocato di fiducia Sabrina Polletta. Lui chiede subito dei figli, vuole sapere come stanno e se hanno saputo quello che è successo. Piange e si dispera. «Non volevo ucciderla, non volevo farle del male», ripete mentre il pm lo interroga. Sono le 12.40 quando lascia la caserma per entrare nella macchina dei carabinieri che lo porterà in carcere con l’accusa di omicidio volontario.
Shkelqim Koni, albanese, 45 anni di cui 20 trascorsi in Italia, incensurato, operaio, conosciuto come Jimmy, ha preso un coltello da cucina e ha sgozzato la moglie Rudina Koni, 33 anni, operaia in un’impresa di pulizia dell’Iper di Colonnella. Sembra che il loro rapporto fosse in crisi ormai da tempo e che i due stessero per separarsi. L’uomo, però, non si rassegnava alla fine del matrimonio. «Stavano insieme da 16 anni», raccontano alcuni connazionali, «e insieme avevano fatto tanti sacrifici per trovare un lavoro e comprare la casa». Al numero civico 16 di via Segantini, vicino all’ufficio postale di Villa Rosa, la famiglia si era trasferita da sette anni. L’appartamento al piano terra era di proprietà. Mai una discussione, mai una lite. «Brave persone», raccontano alcuni vicini, «si erano integrati benissimo. Sembrava una coppia felice. Non abbiamo mai sentito un litigio».
Stavano bene in Italia e lui stava cercando di ottenere la cittadinanza italiana. Ma qualcosa, ormai da qualche tempo, non andava più. Lo sapevano bene i familiari, sia di lui sia di lei, che abitano nella zona. Lei lo accusava di essere geloso e sembra che volesse separarsi, allontanarsi da quella casa con i suoi figli.
LA TRAGEDIA. Lunedì sera la donna, dopo aver finito il suo turno nell’impresa di pulizia all’Iper, è andata a cena con le colleghe di lavoro. Una serata organizzata da tempo, una serata da trascorrere nella spensieratezza. L’uomo, che lavora in un’azienda di maglie di Corropoli, è rimasto a casa con i bambini. Anche per lui una serata tranquilla. La donna è rientrata a notte fonda. L’uomo, ha raccontato egli stesso nel corso dell’interrogatorio, dormiva. Secondo la sua versione sarebbe stata lei a svegliarlo. Forse per parlare. Forse per chiarire. I due coniugi si sono spostati in cucina per non svegliare i bambini. Hanno continuato a parlare del futuro, lei ha ribadito l’intenzione di separarsi, almeno per un po’. Ma lui ha detto ancora no. E qualcosa è scattato nella sua mente. Ha preso un coltello dal cassetto della cucina, uno con una lama di circa venti centimetri, e l’ha colpita alla gola. Un colpo violento e profondo, forse due, che le hanno tagliato la gola. La donna si è accasciata a terra ed è morta dissanguata nel giro di qualche minuto. Era in pigiama e questo smentisce la voce circolata inizialmente e cioè che lei si fosse vestita per andarsene di casa.
LA CONFESSIONE. L’uomo, dopo aver assassinato la moglie, ha indossato i vestiti e ha chiamato il 112. «Mi chiamo Shkelqim Koni», ha detto al centralinista, «ho ucciso mia moglie. Venitemi a prendere». Poi la corsa dei carabinieri, la scoperta del cadavere e dei bambini ancora addormentati, le prime domande all’uomo. Mancano pochi minuti alle 5 quando in via Segantini arrivano il sostituto procuratore di turno Serena Bizzarri, il comandante del reparto operativo Nazario Giuliani, il comandante della compagnia di Alba Pompeo Quagliozzi e il maresciallo di Martinsicuro Antonio Romano. Qualche minuto dopo è la volta dell’anatomopatologo Giuseppe Sciarra, che fa una prima ricognizione e che oggi riceverà l’incarico per fare l’autopsia. Poi l’uomo viene portato nella caserma dei carabinieri, a qualche chilometro di distanza dalla casa del delitto.
Inizia un lungo interrogatorio alla presenza del suo avvocato di fiducia Sabrina Polletta. Lui chiede subito dei figli, vuole sapere come stanno e se hanno saputo quello che è successo. Piange e si dispera. «Non volevo ucciderla, non volevo farle del male», ripete mentre il pm lo interroga. Sono le 12.40 quando lascia la caserma per entrare nella macchina dei carabinieri che lo porterà in carcere con l’accusa di omicidio volontario.