Tercas pronta a mangiarsi Caripe

“Affari e Finanza” anticipa: la banca teramana sbarca a Pescara

TERAMO. La trattativa in corso per la fusione tra Tercas e Caripe - ma meglio sarebbe dire per l’acquisizione di Caripe da parte di Tercas - approda sulle autorevoli pagine di “Affari e Finanza”, l’inserto del lunedì del quotidiano La Repubblica.

Nel numero di domani dell’inserto un lungo articolo a firma di Vittoria Puledda riferirà dei “rumors” che si rincorrono negli ambienti finanziari (a Teramo, peraltro, la notizia circola da tempo e il Centro l’ha riferita). «Ufficialmente non è in vendita», attacca il servizio di “Affari e Finanza”, «così come non sono “on sale” Crema e Cremona. Eppure, in particolare per la Cassa di risparmio di Pescara, la Caripe, secondo molti lo sanno anche le triglie dell’Adriatico che la banca è pronta per essere ceduta.

Del resto, nel Banco Popolare Italiano (proprietario di Caripe, ndr) ci si è trovata come eredità dello shopping di Gianpiero Fiorani, ai tempi della Popolare di Lodi, ma probabilmente per Verona è un asset rinunciabile; di sicuro, non è considerato strategico».
 L’articolista di Repubblica riferisce che «poco dopo l’estate c’erano stati abboccamenti tra il Banco e Barclays Italia», istituto inglese che sta cercando di espandersi, e che «il pacchetto di offerta, secondo i rumors mai smentiti, comprendeva le banche di Crema, Cremona e Pescara». Poi, secondo “Affari e Finanza”, i ragionamenti con Barclays si sono interrotti, «ma il dossier Caripe ha cominciato a girare. In particolare tra le banche estere: sembra che qualche considerazione ce l’abbiano fatta Deutsche Bank, ma anche il Credit Agricole. E ancora, secondo rumors locali, un pensierino ce l’avrebbero fatto anche Bpm e la Popolare di Bari».

Qui si arriva alla Tercas. «Un altro istituto quasi naturalmente interessato alla partita», prosegue l’articolo, «è la Cassa di Risparmio di Teramo. La contiguità territoriale è tale che, ove venisse ufficialmente posta in vendita, Caripe sembrerebbe il boccone ideale per Tercas. La banca teramana ha un free capital di circa 200 milioni e, negli ultimi cinque anni, non ha fatto acquisizioni, quindi non ha bocconi complicati da digerire. Insieme, Tercas e Caripe sarebbero il numero uno per quota di mercato in un’area che, peraltro, negli anni ha ceduto sempre più banche ai grandi istituti nazionali, dalla Popolare dell’Adriatico, controllata da Intesa, alla Cassa di Risparmio dell’Aquila, di Bper, che controlla pure la Popolare di Lanciano e Sulmona».

Quanto ai numeri dell’affare, secondo “Affari e Finanza” «la valutazione Caripe, con i suoi 51 sportelli, come dimensioni è analoga all’ultima transazione Mps-Intesa; dunque, grosso modo 200 milioni. Sempre che davvero Caripe venga messa in vendita», conclude prudentemente l’articolo. Prudenza legittima, ma che la trattativa con Banca Tercas sia in corso è certo. Senza dire nulla, lo dice comunque al Centro il presidente Tercas Lino Nisii: «Non mi fate dichiarare niente, ci sono trattative molto riservate». Appunto.