Truffa, i fratelli Tormenti a giudizio

Sono accusati di truffa allo Stato ed evasione fiscale per 77 milioni. I tre imprenditori di Martinsicuro e il loro uomo di fiducia saranno processati tra nove mesi. Nei guai anche il manager che amministrava la società satellite della Navigo.it

TERAMO. I tre fratelli Tormenti dovranno dimostrare in dibattimento, a partire dal prossimo settembre, di non aver commesso la colossale evasione fiscale e la truffa aggravata ai danni dello Stato di cui sono accusati. Ieri gli imprenditori che vendono telefonini, titolari della Navigo.it e già proprietari della Sambenedettese calcio, sono stati rinviati a giudizio.

Al termine di un’estenuante udienza preliminare il gup Guendalina Buccella (pm David Mancini) ha deciso di mandare a processo, a partire dal prossimo 21 settembre, i tre imprenditori di Martinsicuro (Giovanni, 49 anni, legale rappresentante della Navigo.it; Franco, 54, direttore finanziario della società; Marcello, 41 anni, direttore commerciale) e Maurizio Di Biagio, 47 anni, pure di Martinsicuro, loro uomo di fiducia. L’avvocato dei Tormenti, Carlo Antonetti, ha chiesto il dissequestro dei beni dell’azienda. Su questa istanza il gup si è riservato.

I guai giudiziari dei Tormenti esplodono il 5 giugno scorso, quando la guardia di finanza li arresta insieme a Di Biagio. L’accusa è pesantissima: associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e alla truffa aggravata ai danni dello Stato. È la conclusione, clamorosa, di un’indagine avviata quattro anni prima grazie a un accertamento dell’Agenzia delle entrate sull’attività della Navigo.it, società che commercializza telefonini a livello internazionale. Navigo.it Spa e Rete Globo Srl (amministrata formalmente da Di Biagio) secondo gli inquirenti erano parte attiva di un colossale giro di false fatturazioni, attivato con transazioni commerciali inesistenti, che avrebbe prodotto un danno all’erario quantificabile in almeno 77 milioni di euro. Oltre agli arresti, i finanzieri sequestrano il credito Iva della Navigo.it all’Agenzia delle entrate per cinque milioni, e i beni aziendali della società. Nell’interrogatorio di garanzia gli imprenditori si difendono, negando le accuse. Successivamente vengono messi agli arresti domiciliari e poi scarcerati. Ieri il rinvio a giudizio, un provvedimento che gli stessi legali della difesa ritenevano scontato.