Uilm: produzione in calo alla Honda

Il sindacato: intervenga il governo per lo stabilimento di Atessa

ATESSA. Cinquemila pezzi in meno rispetto ad una produzione che conta già meno della metà della produzione del 2008. E' la cattiva notizia che circola insistentemente in questo periodo nello stabilimento di contrada Saletti ad Atessa, l'unico in Europa del colosso giapponese delle due ruote. Invece che 75mila moto da produrre per il prossimo anno fiscale (con inizio il primo aprile) voci di fabbrica parlano di ulteriori 5mila pezzi in meno. E se era già chiaro che l'anno produttivo della Honda dovesse aprirsi con difficoltà, le voci delle ultime settimane aggiungono preoccupazione ad una situazione di certo non facile per il mercato delle due ruote.

Il 2012 conterà dal 2 aprile al 30 agosto quaranta giorni di fermo produttivo, altri trentuno sono previsti nella seconda parte dell'anno. E l'indotto è già in difficoltà. Cisi service è in cassa integrazione straordinaria, per Progetto logistico si parla di cassa integrazione e mobilità.

Il rapporto Honda-indotto è per i sindacati un operaio a due. Significa che per ogni dipendente che occupa la Honda ad Atessa, ce ne sono altri due impiegati nell'indotto.

La Honda è l'unica multinazionale del tessuto industriale sangrino che ha il 70% del suo indotto dentro i 50 chilometri dalla fabbrica. Il rischio concreto per Nicola Manzi, segretario provinciale Uilm, è che si stia attuando una sorta di «delocalizzazione subdola» dello stabilimento. «Se ci si contrae senza prepararsi al rilancio lasciando decantare i volumi minimi», dice Manzi, «il rischio è che un domani, in un'ottica di ripresa, ci si potrebbe ritrovare con una scatola vuota».

Un'eventualità che la Uilm vuole assolutamente evitare perché «la Honda», prosegue Manzi, «storicamente è sempre stata il punto di riferimento per la produzione di motori, il mero assemblaggio di può fare invece ovunque».

Da settembre, così come annunciato dalla stessa dirigenza, i motori 125 e 150cc per lo scooter Sh arriveranno già pronti dal Vietnam: ad Atessa verranno soltanto montati sulle moto. Una situazione che le maestranze guardano con molta apprensione perchè sono una settantina gli addetti altamente specializzati che lavorano per linee come machining e pressofusione che saranno praticamente inutili se la produzione del motore non sarà più locale.

«Per noi», sottolinea Manzi, «in questo momento di crisi il lavoro deve essere sempre tenuto al primo posto. Bisogna attivare subito una forte azione preventiva e non aspettare di venire travolti. Chiediamo un tavolo ministeriale per intervenire sulla casa madre giapponese e chiedere un progetto industriale finalizzato a superare la crisi».

Tre sono le parole d'ordine per Manzi: «Occupazione, investimenti e nuovi modelli». «Il governo nazionale e il ministero delle attività produttive», conclude il rappresentante della uilm, «devono subito avviare un tavolo di confronto con i massimi esponenti di Honda Giappone per assicurare un futuro allo stabilimento di Atessa».

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