Raoul Bova sulla copertina di Vanity Fair

TURNO DI NOTTE

Ferragosto la festa dei giudizi spietati

C’è un sottofondo oscuro nel giorno di Ferragosto che ci accingiamo a festeggiare. È vero, facciamo finta che sia un giorno di festa come tanti altri, ma è solo un maldestro tentativo di neutralizzare la malinconia che ci avvolge come un’ondata di caldo. La malinconia del giorno di Ferragosto è, sì, quella dell’estate che evapora ma è anche quella che nasce dall’esame di coscienza che ciascuno di noi fa in questo che è il vero Capodanno italiano. C’è, però, chi questa autoanalisi l’ha anticipata di qualche giorno. È il caso dell’attore Raoul Bova che ha raccontato alla rivista Vanity Fair di aver sofferto di depressione: «Per l'ansia di piacere a tutti, vivevo “in sottrazione”». Oggi si sente libero perché si è accettato: «Prima avevo l’ansia di prendere cose troppo fighe, non volevo che pensassero che ostentassi. Ho vissuto sempre in sottrazione, compravo le cose che non mi piacevano, che non erano quelle che desideravo, per essere rispettoso degli altri». Accettare se stessi è un proposito che possiamo fare, oggi, nel giorno dei taciti giudizi spietati. Smetterla, insomma, di giudicare noi stessi in base allo sguardo degli altri. Uno sguardo che ricorda lo specchio di cui parla San Paolo a proposito della vita quaggiù in attesa di quell’altra: «Adesso noi vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; allora vedremo faccia a faccia».
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