Fogli di via contro i manifestanti in Sardegna, l’avvocato: «Vogliono ridurre la partecipazione ai sit-in»

16 Settembre 2025

Sulla presenza dei soldati israeliani in vacanza scoppia un caso politico, dalle proteste pacifiche al divieto di entrare nel comune di Olbia: «Provvedimento infondato. Trattati come i peggiori mafiosi»

OLBIA. «Il foglio di via è nato per contrastare le attività dei peggiori mafiosi. Chi lo riceve deve possedere i requisiti della pericolosità sociale e avere precedenti penali di rilievo, ma i manifestanti sono tutti incensurati». Stupore, amarezza e rabbia sono le prime emozioni che trapelano dalle parole dell’avvocato Giulia Lai. È lei che tutela i partecipanti ai sit-in pacifici davanti l’aeroporto di Olbia contro l’arrivo dei militari israeliani in Sardegna che hanno ricevuto il foglio di via. Tramite questo provvedimento ai manifestanti è stato proibito l’accesso a Olbia per un intero anno.

A questa decina di attivisti sanzionati dallo Stato corrispondono un centinaio di soldati-turisti dell’Idf a cui è stato steso il tappeto rosso in Sardegna, con le forze dell’ordine che li hanno scortati dall’aeroporto fino all’hotel Mangia’s resort a Santa Teresa di Gallura, dove il prezzo per una notte arriva a costare anche 700 euro a persona. Per loro un lussuoso e “meritato” periodo di decompressione nella acque cristalline della Costa Smeralda dopo le fatiche di un conflitto costato fino a ora 200mila vittime tra morti e feriti. Tutti palestinesi.

I militari sono cominciati ad arrivare da Tel Aviv a Olbia a partire dallo scorso 31 agosto (tra la giornata di oggi e sabato sono attesi altri due voli). Ad accoglierli, in quella data, c’era un corteo di circa 150-200 persone, composto perlopiù da attivisti del gruppo A Foras, che ha aspettato il loro arrivo davanti all’aeroporto Costa Smeralda. La protesta si è svolta in maniera pacifica: nessun lancio di fumogeni o di oggetti, nessun atto violento, ma solo libera manifestazione del proprio pensiero. E allora come mai una decina di persone ha ricevuto un foglio che normalmente viene dato a «persone socialmente pericolose?», si chiede Lai.

La risposta è semplice: «L’obiettivo è ridurre al minimo la partecipazione alle prossime manifestazioni che si terranno a Olbia. Hanno giustificato il provvedimento riferendosi al sit-in del 31 agosto, ma hanno utilizzato solo giustificazioni fumose, non contestando alcun reato o niente di simile, quando invece il presupposto fondamentale è la pericolosità sociale che si verrebbe a creare se quel determinato soggetto si recasse nel comune di Olbia». La realtà, secondo l’avvocato, è che si tratta di uno «stratagemma, perché i tempi del ricorso saranno più lenti di quelli delle manifestazioni». Ma la vicenda assume tratti grotteschi quando si guarda ai singoli destinatari del foglio di via: «Per alcuni di loro non è stata fatta alcuna indagine approfondita. C’è chi ha affetti a Olbia, chi addirittura lavora lì e non può più andarci. Manca qualsiasi presupposto per applicare provvedimenti del genere. È assurdo».

A prescindere dalla sussistenza dei necessari presupposti giuridici, il provvedimento sta avendo i suoi effetti. Perché per chi lo viola le sanzioni variano da una multa pecuniaria di 10mila euro e fino ai 18 mesi di reclusione. «Per me economicamente sarebbe la rovina», ammette Riccardo Anedda, tra i membri di A Foras colpiti dal foglio di via, «ero lì il 31 agosto. Mi è stata contestata la presenza in manifestazioni dove dicono ci siano state esplosioni, ma sono incensurato. Non mi è stato mai notificato nulla. Sono solo un attivista che mette in discussione la presenza di criminali di guerra nella nostra isola». Ed è proprio in ragione di questo attivismo che Anedda pensa di essere stato preso di mira dalla questura: «Chi era presente quel giorno ma non partecipa a nessuna organizzazione politica, può dormire sonni tranquilli, perché non riceverà nulla. A noi che facciamo attivismo il foglio di via è stato recapitato per disincentivarci».

Il caso è arrivato fino al Parlamento italiano. La deputata di Avs Elisabetta Piccolotti ha bollato la situazione come «inaccettabile», chiedendo l’intervento immediato del ministro dell’interno Matteo Piantedosi, perché «è importante che in momenti tragici come quello che stiamo vivendo il diritto di manifestare in modo pacifico non venga in alcun modo compresso, che le mobilitazioni non vengano scoraggiate e che i cittadini e le cittadine che intendano partecipare ad azioni di protesta non-violenta non abbiano nulla da temere rispetto alle limitazioni della propria libertà personale». A meno di clamorosi colpi di scena, però, i giochi sembrano fatti: gli attivisti fuori da Olbia per un provvedimento nato per combattere la mafia; i soldati vacanzieri di Israele in Sardegna in attesa di tornare a sparare sulla Striscia di Gaza.

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