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10 SETTEMBRE
Oggi, ma nel 1977, nel cortile del carcere di Marsiglia, in Francia, alle 4.40 del mattino, veniva ghigliottinato il tunisino Hamida Djandoubi, di 28 anni, reo di aver torturato e ucciso l’ex amante Elisabeth Bousquet, di 21, ed era l’ultimo condannato a morte giustiziato in tal modo dell’Europa occidentale. Il boia era Marcel Chevalier, alla sua seconda esecuzione, dopo quella di Jerome Carrein, di 36 anni, avvenuta il 23 giugno precedente, nel penitenziario di Douai.
L’esecuzione di Djandoubi, dopo la sentenza capitale emessa dalla Corte d’assise di Aix-en-Provence, il 25 febbraio precedente, destava enorme clamore mediatico, non solo a livello internazionale. In particolare ne scaturiva un acceso dibattito nel Belpaese, creando spaccature tra favorevoli e contrari alla punizione letale.
Soprattutto la Chiesa cattolica romana, con l’arcivescovo marsigliese Roger Marie Etchegharay, futuro diplomatico della Santa Sede, si schierava in maniera netta contro la decapitazione a lama scorrevole. Tale presa di posizione coinvolgeva, giocoforza, il pontefice Paolo VI, trascinandolo in una più ampia disamina del supplizio di vita nel mondo, quale formula di espiazione legale delle malefatte. Più di Djandoubi (nella foto, particolare, il macabro spettacolo con tanto di curiosi) e di Carrein, aveva smosso le coscienze, non solo oltralpe, la vicenda di Christian Ranucci, franco-italiano, di 22 anni, messo sotto la “Louisette” nella prigione Baumettes, proprio a Marsiglia, il 28 luglio 1976. Il criminale Djandoubi, mutilato di una gamba, ma dotato di protesi, come risultato di un incidente sul lavoro come manovale edile, aveva costretto la Bousquet a prostituirsi, ma dopo la denuncia di lei alle autorità, e l’arresto di lui, tornato in libertà aveva prima spento delle sigarette sul seno e sui genitali della malcapitata, davanti agli occhi di due giovani che si concedevano a pagamento per suo conto, quindi l’aveva strangolata.
Dopo il caso Djandoubi, i tribunali transalpini commineranno altre dieci condanne a morte, ma non saranno eseguite e le pene estreme verranno commutate tutte in ergastoli. Il 9 ottobre 1981, su iniziativa del ministro di Giustizia socialista, Robert Badinter, sotto la presidenza della Repubblica di Francois Mitterand, verrà definitivamente abolita la pena di morte in Francia.