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12 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1876, in tutta Italia, il ballottaggio per la sesta elezione della Camera dei deputati del regno d’Italia consegnava la XIII legislatura alla Sinistra storica di Agostino Depretis, con il 56 per cento di voti, pari a 284 seggi su 508, scalzando, per la prima volta, la Destra storica di Marco Minghetti, che racimolava solo il 12,4 per cento delle preferenze, corrispondenti a 63 scranni sempre su 508. In termini di schede a favore, Depretis ne raccoglieva 200.625, rispetto alle 44.424 dell’avversario Minghetti.

Al Partito radicale storico, di fatto terzo ago della bilancia, andava l’1,5 per cento del dato espresso dai 358.258 votanti, equivalente ad 8 seggi sui soliti 508, che sviluppavano 5.374 preferenze. In totale gli elettori erano 604.931, ma esprimevano il loro diritto elettorale solo il 61 per cento. I 152 seggi residui toccavano alla conglomerazione delle altre forze politiche minoritarie. Queste ultime rappresentavano il 30,1 per cento, ovvero incassavano 107.835 voti che davano anche il senso della elevata dispersione elettorale. In totale le schede bianche e quelle nulle si attestavano sul 2,2 per cento. Il primo turno di consultazione delle urne c’era stato il 5 novembre precedente. Il sovrano sabaudo Umberto I inaugurerà la legislatura il 20 novembre successivo (nella foto, particolare, incisione di Dante Paolocci pubblicata sul settimanale, diretto da Emilio Treves, “Illustrazione italiana”, numero 10, del 7 marzo 1880).

L’affluenza, complessivamente, nei due giorni di consultazioni, aveva subito l’incremento del 3,4 per cento rispetto alle votazioni precedenti, dell’8 e 15 novembre 1874, nelle quali l’affluenza era stata del 57,6 per cento. Nelle politiche successive, quelle del 16 e 23 maggio 1880, che confermeranno la Sinistra storica al potere, l’incremento sarà dell’1,6 per cento, in termini di affluenza, ossia il 62,6 per cento. La Destra storica aveva predominato dal 1861. La Sinistra storica resterà in sella fino alle elezioni politiche del 1913, 26 ottobre e 2 novembre, che avverranno con il maggioritario con uninominale con suffragio allargato, ovvero le prime consultazioni a suffragio universale maschile, che vedranno il grande successo del patto voluto da Vincenzo Ottorino Gentiloni. Di fatto, i liberali incasseranno il 47,6 per cento dei voti, pari a 270 eletti, consegnando la presidenza del Consiglio a Giovanni Giolitti.