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18 agosto

Oggi, ma nel 2006, a Mompiano di Brescia, nella chiesa di Santa Maria di via Ambaraga, Elena Lonati, di 24 anni, veniva uccisa dal sagrestano Wimal Chamile Ponnamperumage, cingalese dell’isola di Sri Lanka, coetaneo, detto “Camillo”.

La ragazza (nella foto, particolare) che era diplomata operatrice sociale e stava frequentando il corso per poter iniziare a lavorare come educatrice d'asilo, era entrata, poco prima di mezzogiorno, per accendere una candela in onore di Sant’Elena, come suggeritole dalla madre Maria Maddalena “Milena”, prima di andare a fare visita alla nonna, ospite della casa di riposo delle Ancelle della carità. Poi era nato un diverbio con Camillo che, dovendo chiudere la chiesa, affidata a don Cesare Verzelletti, parroco di San Gaudenzio, aveva invitato Elena ad uscire. Poi l’aveva spinta e lei era caduta battendo la testa. Credendola morta, le aveva sigillato bocca, naso e occhi, quindi l’aveva incaprettata. Aveva poi impacchettato il corpo dentro sacchi di plastica da spazzatura chiusi con nastro adesivo.

La ragazza, che era solo svenuta, moriva soffocata dopo un’ora di agonia, come stabilirà l’autopsia. Il corpo senza vita, così avvolto come fosse immondizia, verrà ritrovato, due giorni dopo, 20 agosto di quel 2006, nel vano della scaletta del pulpito in disuso chiuso a chiave.

L’assassino, che svolgeva servizio in chiesa da due anni, dopo aver confessato l’omicidio ad uno zio con casa a Salò, aver allertato la sua famiglia residente sempre a Brescia, aver tentato la fuga, verrà arrestato. Nel 2007 verrà condannato a 18 anni e 4 mesi di reclusione, ma tornerà fuori dal carcere, il 13 settembre 2020, dopo l’applicazione di sconti di pena e due anni di semilibertà.