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18 ottobre

18 Ottobre 2025

Oggi, ma nel 1915, a Cortina d’Ampezzo, in provincia di Belluno, sull’anticima del Piccolo Lagazuoi, a 2778 metri sul livello del mare, il battaglione alpini “Val Chisone”, guidato dal maggiore delle penne nere Ettore Martini, di 46 anni, di Macerata Feltria, in quel di Pesaro e Urbino, conquistava la cengia che porterà il nome del comandante, dando inizio da quella posizione strategica, vicina al passo Falzarego, alla guerra di mina che durerà due anni. Ovvero fino al termine della battaglia di Caporetto, del 12 novembre 1917. E che caratterizzerà la belligeranza bianca, sul fronte verticale tricolore, nel contesto del primo conflitto mondiale. Opererà mediante la realizzazione di tunnel scavati nella roccia e attraverso esplosioni controllate necessarie per cercare di avanzare rispetto alla linea nemica.

Ma anche per tentare di seppellire le posizioni austro-ungariche. La cengia Martini (nella foto, particolare, da “La Grande guerra sul fronte dolomitico”, di Basilio Di Martino e Filippo Cappellano, edito da Gino Rossato, di Valdagno di Vicenza, nel 2007), attraversando la parete rocciosa da ovest ad est, offriva una sistemazione tattica sul valico Valparola, importante come chiave d’accesso verso Bolzano ed il Brennero. Cioè in un’area che era piena zeppa di fortificazioni e trincee asburgiche approntate già durante la terza guerra d’indipendenza. Per sbarazzarsi degli avversari le truppe di Vienna faranno esplodere quattro potenti mine. La più consistente verrà innescata il 22 maggio 1917 e riuscirà a far saltare in aria una parte della parete alta 199 metri e larga 136. Ma tutto quel tritolo non sarà comunque capace di far abbandonare ai soldati italiani la posizione, sulla cengia Martini, caparbiamente conquistata e ancor più ostinatamente mantenuta.

L’azione italica più considerevole sarà datata 20 giugno 1917. Dopo aver scavato la galleria da 200 metri di dislivello sotto l’anticima del Piccolo Lagazuoi i fanti da montagna arrivati dall’acquartieramento di Fenestrelle, nel torinese, vi faranno brillare 32mila chilogrammi di dinamite da cava. Per poi lanciarsi alla presa degli avamposti rimasti in piedi. Il battaglione con la nappina rossa, inquadrato nel 3° reggimento, composto dalla 228ª, 229ª e 230ª compagnia, che era stato fondato negli ultimi giorni del 1914, verrà sciolto il 22 novembre 1917. Tutta la tremenda vicenda verrà rievocata anche nelle 184 pagine del volume intitolato “L’inferno del Lagazuoi 1915-1917: testimonianze di guerra del maggiore Ettore Martini”, che sarà scritto da Luciano Viazzi e Daniela Mattioli e verrà pubblicato dall’editore Mursia, di Milano, nel 2022.