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2 Settembre

Oggi, ma nel 1872, a Roma, il ministero della Guerra del regno d’Italia del governo guidato da Giovanni Lanza, della Destra storica, con a capo il generale Cesare Ricotti-Magnani, rilasciava le istruzioni per il funzionamento del fucile modello 1870, ovvero il moschetto Vetterli-Vitali detto anche Vetterli italiano, di fabbricazione svizzera mono colpo/ripetizione, calibro 10,35 millimetri. Era l’arma che avrebbe accompagnato la fanteria tricolore, inclusi i bersaglieri, e la truppa della Marina militare nelle principali avventure armate, non solo coloniali.

Scontri destinati ad entrare nella storia del Belpaese come la battaglia dell’Amba Alagi, in Etiopia, del 7 dicembre 1895; la battaglia di Adua, sempre in Etiopia, dell’1 marzo 1896; la rivolta cinese dei Boxer, a Pechino, dal 2 novembre 1899 al 7 settembre 1901; la prima guerra mondiale, dal 28 luglio 1914 all’11 novembre 1918; la guerra d’Etiopia, tra il 3 ottobre 1935 e il 5 maggio 1936; il conflitto civile di Spagna, dal 17 luglio 1936 all’1 aprile 1939, a sostegno dei nazionalisti franchisti ai quali verranno ceduti 21.402 pezzi. Il Vetterli Vitali 1870 sostituiva il fucile Carcano 67, dal calibro 17, 5 millimetri, progettato dall’armaiolo Salvatore Carcano, con modello a retrocarica da lui brevettato, con otturatore girevole-scorrevole ad ago, che era stato impiegato dai fanti piumati del generale Alessandro La Marmora nella presa di Roma attraverso la breccia di Porta Pia, del 20 settembre 1870, che per tale motivo verrà definito “il fucile che abbia fatto l’Italia”, che comunque seguiterà ad essere in dotazione ai carabinieri fino al 1890.

Il modello 1870 era stato creato dall’elvetico Federico Vetterli, del 1822, direttore dell’armificio tedesco di Neuhausen, che aveva migliorato il sistema di sparo a ripetizione dal fucile del parigino Nicolas Flobert, inventore della carabina, a partire dal 1867. Poi sarà migliorato notevolmente da Giuseppe Vitali, bergamasco, classe 1845, che dal 1883, col grado di capitano dell’esercito, sarà in servizio alla regia fabbrica d’armi di Torino, e sarà l’ideatore del caricatore, che verrà detto “stripper clip” a 4 colpi (nella foto, particolare, scatto di Jill Marlow) che consentirà di inserire nel serbatoio fisso contemporaneamente 4 cartucce nello stesso tempo necessario altrimenti a posizionarne una sola rendendo molto più competitivo l'utilizzo nelle situazioni di mischia. Per questo il Vetterli 1870 diverrà Vetterli-Vitali 1870. Ogni esemplare pesava 4,25 chilogrammi, senza contare la eventuale sciabola baionetta dedicata, che era lunga 26 centimetri ed era destinata agli assalti di trincea.