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20 agosto

Oggi, ma nel 1921, a Roma, con deliberazione della giunta municipale capitolina, numero 20, del 20 agosto 1921, quindi di cento anni addietro, venivano istituiti 15 quartieri dell'Urbe. Si arrivava a tale decisione per tentare di porre rimedio all'ampliamento della Città eterna, avvenuto nel trentennio compreso tra il 1890 e il 1920.

Molte persone provenienti dai dintorni, dal Lazio come dal vicino Abruzzo, si erano trasferite a Roma nella convinzione di poter avere un’esistenza meno disagiata e di poter garantire un avvenire meno incerto alla propria discendenza. Così i referenti romani delle varie zone di suddivisione cittadina avevano provveduto a sollecitare all'amministrazione municipale l'opportunità d'istituire nuovi rioni e quartieri. Entità che si sommassero ai 15 rioni già esistenti dal 1874.

Così, nel 1921, la giunta, guidata dal sindaco liberale Giannetto Valli, che era in carica dal 23 maggio precedente dopo aver preso il posto del collega di partito Luigi Rava, aveva disposto la creazione dei quartieri: Flaminio, Parioli, Pinciano, Salario, Nomentano, Tiburtino, Prenestino-Labicano, Tuscolano, Appio-Latino, Ostiense, Portuense, Gianicolese, Aurelio, Trionfale, Milvio. Questo provvedimento che contestualmente assegnava a ciascun nuovo quartiere uno stemma, arrivava dieci anni dopo il primo tracciamento, che era stato effettuato nel 1911, quando il primo cittadino era Ernesto Nathan, esponente radicale insediatosi il 25 novembre 1907 e rimasto a ricoprire quel ruolo fino alla fine di dicembre 1913.

L’indagine del 1911 era stata avviata prevalentemente per scopi statistici ed anagrafici. Era quello l’anno dell’Esposizione nazionale, ospitata sia a Valle Giulia che nel rione Prati, in piazza d’Armi, in occasione del 50° anniversario dell’unità d’Italia. L’appuntamento romano arrivava dopo le tappe di Torino e di Milano. E per preparare al meglio la zona all’evento c’era stato un notevole fermento di riassetto urbanistico (nella foto, particolare dei lavori effettuati per ospitare i padiglioni, visti dall’alto, dalla zona dell’ingresso monumentale, in una incisione coeva), affidato a Marcello Piacentini. Dopo alcune aggiunte nel corso degli anni, nel 1961 i quartieri romani, rientranti nella suddivisione toponomastica della città -da non confondere con quella urbanistica e con quella amministrativa- arriveranno ad essere 35.