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20 maggio

Oggi, ma nel 1987, a Torino, nel bar "I tre moschettieri", in via Pollenzo 37, Vincenzo Pavia uccideva, con un colpo di pistola alla testa, per errore, Roberto Rizzi, di 31 anni, impiegato nella vita di tutti i giorni, sposato, incensurato. Il presunto regolamento di conti avveniva su incarico di Saverio Saffioti. Ma Rizzi veniva giustiziato invece di far fuori Gennaro Francesco, detto Franco il rosso, che con i Belfiore aveva dei debiti per questioni di bische clandestine e di droga. Francesco comunque verrà assassinato ugualmente, il 24 agosto 1988, sempre nella medesima caffetteria, sempre su mandato del gruppo criminale Belfiore-Saffioti.

Il sicario Pavia, nonostante fosse esperto e con 8 omicidi "ben eseguiti" alle spalle, era stato ingannato dalla somiglianza fisica tra Rizzi (nella foto, a sinistra, in grande, benché senza barba, e Francesco, a destra, in piccolo, con la barba) che proprio in quel periodo si era lasciato crescere la barba, e che era rossiccia come quella di Francesco, e Francesco, appunto, oltre ovviamente dalla frequentazione del medesimo locale. Poi aveva scoperto, il giorno dopo, leggendo la cronaca torinese del quotidiano la Stampa, di aver sbagliato persona.

Pavia faceva parte dell’organizzazione criminale, collegata alla ramificazione piemontese della 'ndrangheta, con a capo Domenico Belfiore, che verrà condannato all’ergastolo per l’omicidio del procuratore della Repubblica Bruno Caccia, avvenuto, parimenti nel capoluogo sabaudo, il 26 giugno 1983, per mano di Rocco Schirripa, che verrà arrestato il 22 dicembre 2015.

Il killer di Rizzi verrà scoperto nel giugno 2018, ossia 31 anni dopo l'omicidio, ma la notizia verrà ufficializzata il 27 novembre dello stesso anno, dopo la confessione dell'esecutore materiale del delitto. Anche Saffioti verrà ammazzato, il 25 giugno 1992, su ordine di Salvatore Belfiore, salito al potere dopo la carcerazione del fratello Domenico.