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24 dicembre

Oggi, ma nel 1856, a Torino, il sacerdote Stefano Sanpol, di Alghero, classe 1822, mentre passeggiava sotto i portici di piazza XVIII dicembre, limitrofa alla stazione ferroviaria di Porta Susa, veniva centrato da un colpo di pistola esploso da un sicario, che rimarrà ignoto, nel tentativo di assassinarlo.

La questione riguardava il suo libro, "Storia della vita intima e regia del Re di Sardegna Vittorio Emanuele II scritta da Stefano Sanpol Gandolfo di Alghero", di prossima pubblicazione, contenente retroscena scottanti sulla vita del sovrano savoiardo. Il religioso e battagliero giornalista era stato il fondatore, nel 1848 de "Il giornale degli operai" e de "Lo smascheratore", entrambi di area cattolico-intransigente, con posizione anti-risorgimentali. La sua opera prometteva di essere sensazionale. E in manifesti affissi nel capoluogo piemontese, l'1 settembre precedente, era stato precisato che il saggio sarebbe stato corredato da quattordici documenti, inclusi autografi, riportanti bilanci privati della casa reale e da lettere confidenziali di ministri, intendenti, impiegati di Polizia.

Dopo gli annunci murari, il ministro dell’interno Urbano Rattazzi aveva cercato di intercettare il manoscritto prima che venisse stampato. Costantino Nigra, capo di gabinetto del presidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna Camillo Benso di Cavour, aveva pure tentato di intimorire Sanpol con minacce neanche troppo velate. Emissari del sovrano savoiardo, inoltre, avevano optato per comprare il compromettente testo. Ma Sanpol non solo non si era lasciato scalfire, né acquistare, ma aveva categoricamente rifiutato di consegnare il manoscritto agli intermediari governativi ed anche al re, col quale vantava pure una datata e reciproca cordialità.

Il sopravvissuto Sanpol cederà il suo lavoro all’editore francese Pichard per 20.500 franchi. Ma Pichard, invece di darlo alle stampe, lo rivenderà, ad un anonimo, per 45mila. Così il libro non arriverà mai nelle mani dei lettori e scomparirà.

Il tentato omicidio della vigilia di Natale del 1856 verrà svelato dallo stesso Sanpol, nel suo volume "Quaresimale del contemporaneo dinanzi la Corte di Torino" (nella foto particolare del frontespizio, corredato dal ritratto di Sanpol), pubblicato da Virgiliana, di Firenze, nel 1863. Nel quale, tuttavia, non spiegherà quali fossero i contenuti sensazionali del testo sparito.

Supposizioni ruoteranno sulla teoria secondo la quale il vero Vittorio Emanuele II fosse morto a Firenze nell’incendio della culla, del 16 settembre 1822, e che il sovrano Carlo Alberto, per opportunismo politico, lo avesse sostituito con il figlio del macellaio Gaetano Tiburzi detto Maciacca.

Il giallo del 24 dicembre 1856 ai danni di Sanpol verrà raccontato dal giornalista novarese Nino Bazzetta De Vemenia, nelle pagine de "I Savoia e le donne. Da Carlo Alberto a Umberto I", pubblicato, a Milano, dalla casa editrice Caddeo, nel 1923.