La casa di via Milano, a Como, dove Angelina Pedraglio fu uccisa mentre si affacciava a una finestra del secondo piano (foto La Provincia di Sondrio)

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26 aprile

Oggi, ma nel 1945, a Como, in via Milano, veniva uccisa con un colpo di mitra al cuore, da un giovane sicario che era in strada e che rimarrà sconosciuto, Angelina Pedraglio, di 43 anni. Lei, alle 13.30, si era affacciata alla finestra della sua abitazione (nella foto, particolare, tratto dall'articolo "Angelina, uccisa alla finestra il 26 aprile 1945. Chi sa qualcosa, ci aiuti", scritto da Bruno Profazio e pubblicato sul quotidiano "La Provincia di Sondrio", del 12 febbraio 2017), al secondo piano, per vedere se il marito Franco stesse rincasando.

Anche il movente dell'omicidio continuerà ad essere un mistero. Anche perché non verranno riscontrati collegamenti politici tra Angelina e la sua cerchia e gli eventi che quella zona del Belpaese stesse vivendo in quei giorni. In un secondo momento la pallottola verrà recuperata dal marito della vittima che la estrarrà da una trave del soffitto dove era andata a conficcarsi dopo aver trapassato il corpo della moglie che si accasciava sul pavimento e spirava. Dopo essere stata custodita in famiglia, nel 2005, la pallottola fatale verrà consegnata, insieme all'incartamento sul giallo, all'archivio dell'istituto di storia contemporanea di Como Pier Amato Perretta. Struttura associata all'istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, fondata nel 1977 su iniziativa di Giusto Perretta, nella speranza che prima o poi qualcuno possa aggiungere dettagli rilevanti sull'apparentemente insensata fine di Angelina Pedraglio.

Oltre a una sintetica ricostruzione dell’assassinio, nel dossier verranno inseriti anche i documenti dell'amministrazione municipale di Como riguardanti Angelina, il certificato di morte e l’atto della parrocchia di San Rocco, dove, il 28 aprile 1945, si celebrerà il funerale alla presenza di uno sparuto consesso di conoscenti, data anche la circostanza del momento, stando alla testimonianza del giornalista Profazio, vicedirettore dei quotidiani "La Provincia di Como", "La Provincia di Sondrio" e "La Provincia di Lecco".

Il contesto politico e sociale nel quale avveniva l'esecuzione di Angelina Pedraglio, infatti, era quello del 25 aprile 1945. Con l'ex capo del governo italiano Benito Mussolini, divenuto riferimento di vertice della Repubblica sociale italiana con sede principale a Salò, finita proprio il 25 aprile 1945, che, nel suo tragitto da Milano verso Menaggio, sempre nel comasco, diretto in Valtellina, proprio nella notte del 25 aprile, aveva dormito in una stanza del palazzo della prefettura di Como, in via Alessandro Volta, accolto dal federale cittadino Paolo Porta. Poi l'ormai ex Duce verrà fucilato, insieme con la sua amante Claretta Petacci, verosimilmente dal capo partigiano Walter Audisio, detto colonnello Valerio, il 28 aprile successivo, contro il muretto d'ingresso di villa Belmonte, a Giulino, frazione di Mezzegra, sempre in quel di Como. Quello di Angelina Pedraglio, nonostante i numerosi appelli sulla stampa locale rivolti negli anni dalla famiglia rimarrà non solo un omicidio senza un colpevole assicurato alla giustizia, ma anche un delitto senza un perché e senza troppi altri dettagli aggiuntivi. Eppure sarà un caso di risonanza nazionale proprio per il frangente e perché riguardante una donna, ritenuta ufficialmente senza alcuna attività politica alle spalle, considerata dai conoscenti non compromessa col fascismo né invischiata in ruoli di supporto al Comitato di liberazione nazionale, in un periodo, in chiusura della Seconda guerra mondiale, estremamente delicato per il suolo tricolore.