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26 ottobre

Oggi, ma nel 1920, a Genova, Aurelio Nicolodi fondava, come organizzazione non riconosciuta, l’Unione italiana ciechi. La nuova realtà nasceva grazie all’impegno di Nicolodi e di altri reduci della grande guerra feriti agli occhi in battaglia.

Nicolodi (nella foto, particolare) era stato accecato dagli austroungarici, il 25 luglio 1915, durante l’azione militare svoltasi a Polazzo, frazione di Fogliano Redipuglia, in provincia di Gorizia, sul Monte Sei Busi. Aveva perso la vista combattendo come sottotenente del 112° reggimento fanteria. Nicolodi sarà il primo presidente dell’Unione italiana ciechi fino al 1945, prima di lasciare l’incarico al modenese Paolo Bentivoglio, che era cieco dall’infanzia, che rimarrà alla guida fino al 1965. Già nel 1917 Nicolodi, originario di Trento, classe 1894, irredentista tricolore, commilitone di Cesare Battisti, medaglia d’argento al valor militare, conferitagli il 25 marzo 1917, aveva istituito, a Firenze, l’Associazione nazionale ciechi di guerra che, nel luglio dello stesso anno, era confluita nell’Associazione mutilati di guerra, che era stata costituita, a Milano il 29 aprile 1917.

L’Unione italiana ciechi, la cui sede nazionale verrà spostata a Roma, verrà riconosciuta quale ente morale, con il regio decreto 1789 del 29 luglio 1923. Già nel 1919 Nicolodi aveva dato vita al “Corriere dei ciechi”, pubblicazione mensile sviluppata col sistema Braille proprio per consentire l’evoluzione culturale dei non vedenti. E sempre sullo stesso principio, nel 1924, avvierà anche la Stamperia nazionale Braille per la realizzazione e la diffusione di libri realizzati grazie allo stesso sistema. Ancora, per implementare l’utilizzo dei ciechi e degli ipovedenti nel mondo del lavoro, nel 1934 costituirà l’Ente nazionale di lavoro per i ciechi. Con decreto legislativo 26 settembre 1947 numero 1047 verranno attribuite all'Unione italiana ciechi le funzioni di rappresentanza e tutela degli interessi morali e materiali degli iscritti. L’Unione italiana ciechi verrà poi trasformata in Ente pubblico, con decreto del presidente della Repubblica Sandro Pertini, del 23 dicembre 1978.