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27 AGOSTO

Oggi, ma nel 1976, a Jyvaskyla, in Finlandia, nella ventiseiesima edizione del “Rally dei Mille laghi”, valevole quale settima tappa del quarto campionato del mondo di rally, davanti a 500mila spettatori, il finlandese Markku Alén portava per la prima volta alla vittoria una vettura Fiat, la 131 Abarth, targata "TO". Che era una berlina a 2 porte di serie, derivata dalla 131 Mirafiori, poi preparata, non un prototipo nato per le sfide estreme su sterrato. Seduto accanto a lui, come navigatore, c’era il connazionale Ilkka Kivimäki (nella foto, particolare, insieme in azione proprio nel Rally dei Mille laghi del 1976).

Gareggiavano per il team finlandese, ma con quota italiana, Autonovo, ma nelle loro successive partecipazioni faranno parte della squadra corse ufficiale del Belpaese, Alitalia Fiat e poi Fiat Rally. Il risultato era di enorme importanza per la casa automobilistica torinese della famiglia Agnelli. Salvo che per la gara del 1958, quando era ancora solo nel circuito competizioni nazionali, conclusa per primo dai finlandesi Osmo Kalpala alla guida e Eino Kalpala come copilota, su Alfa Romeo Giulietta Ti, il Rally di Finlandia, istituito nel 1951, ritenuto tra le prove più importanti e dure del campionato del mondo di specialità, era appannaggio di vetture non tricolori.

Discorso a parte, invece, spettava a piloti e navigatori: essendo il tracciato estremamente specialistico, solo i driver nordici riuscivano a padroneggiare quelle strade, veloci e pericolose, piene di dossi continui, dipanate tra foreste e formazioni lacustri. Alén, di Helsinki, classe 1951, trionferà anche nel 1978, 1979, 1980, sempre con lo stesso secondo, proveniente da Salo, del 1949, in auto e ugualmente seduto dentro la medesima macchina. Prima di cimentarsi in Finlandia, aveva strappato, a Portoferraio, la prima piazza al Rally dell’isola d’Elba, il 10 aprile di quel 1976, facendo fare un ottimo esordio alla Fiat 131 Abarth benché si trattasse di una competizione non inserita nel calendario iridato.

Il campione Alén diverrà universalmente noto per la secca dichiarazione, rilasciata prima della partenza del Rally dei Mille laghi, nel suo italiano incerto: «Si gommo tiene io vince gara, si gommo non tiene io come bomba dentro montagna». A sottolineare la sua filosofia di guida aggressiva, al 110 per cento delle possibilità, anzi, a dirla con parole sue «Maximum attack», che gli porterà premi e onore, quando normalmente l’ordine di scuderia era di non rischiare eccessivamente e di risparmiare rotture che potessero mettere subito fuori gara il team facendo dispiacere gli sponsor.

L'itinerario era impietoso, tutto su terra, con medie sopra i 100 chilometri all’ora di velocità, quando il limite massimo era di 130, le più alte di tutto il mondiale, caratterizzato da lunghe traversate notturne da brivido, intervallato da prove speciali molto tecniche, come quella di Ouninpohja, movimentato da spettacolari salti di decine di metri che rischiavano ogni volta di compromettere seriamente sospensioni e scocca, ma anche la colonna vertebrale dei conduttori.