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29 MARZO

Oggi, ma nel 1942, al largo dell’isola greca di Paxo, nel mare Jonio, affondava la nave ospedale Galilea, che trasportava 1329 militari italiani, dei quali 969 erano alpini. Colava a picco dopo essere stata silurata dal sommergibile britannico Proteus e dopo 5 ore di agonia. Si salvavano 279 persone presenti sull’imbarcazione, che era di proprietà della Adriatica società anonima di navigazione di Trieste ed era stata requisita dallo Stato italiano per essere messa a disposizione delle forze armate tricolori impegnate nel secondo conflitto mondiale. Morivano anche 21 ufficiali, 18 sottufficiali e 612 soldati -ovvero l’organico al completo- del battaglione Gemona della brigata alpina Julia. Il Gemona che era stato assegnato alla difesa del canale di Corinto, durante la campagna di Grecia, e faceva rientro nel Belpaese per unirsi, il 14 luglio successivo, al corpo di spedizione italiano destinato al fronte russo.

Tra i deceduti vi erano anche 73 carabinieri degli 80 trasportati sull’imbarcazione. Tra i rappresentanti della Benemerita periti vi era anche Domenico Oreste, di 38 anni, di Terlizzi, in quel di Bari. Le operazioni di recupero dei sopravvissuti, da parte dell’incrociatore Zara della regia Marina militare, giunto dal porto di Prevesa, erano lente e difficoltose a causa della foschia e della pioggia. Tra gli scampati vi era anche il sergente Giovanni Bergoglio, astigiano, classe 1917, già medaglia d’argento al valor militare, cugino di secondo grado di Jorge Mario Bergoglio, futuro Papa Francesco, in quanto i loro rispettivi nonni paterni erano fratelli.

Dopo l’attacco alla Galilea il resto del convoglio proseguiva per Bari mentre la nave Mosto rimaneva a prestare il primo soccorso e l'appoggio all’ospedale galleggiante allo sbando (nella foto, particolare, la nave Galilea, nel 1937, con la livrea della Adriatica navigazione, nel dipinto di Paolo Klodic, nello scatto proveniente dall’archivio storico di Giuseppe Boato). Tutta la vicenda verrà raccontata, tra l’altro, nel volume di Paolo Montina intitolato “La tragedia alpina del Galilea”, che verrà pubblicato da Aviani & Aviani, di Udine, nel 2013. Sul monte Muris di Ragogna di Udine, in prossimità della chiesetta della Julia, dedicata agli onori religiosi di San Giovanni, il 14 settembre 1947, verrà eretto il monumento alle penne nere cadute nella sciagura del piroscafo Galilea. L’alpino Onorino Pietrobon, originario di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, l’ultimo dei sopravvissuti rimasto in vita, raggiungerà i cent’anni il 17 gennaio 2021 e morirà l’1 febbraio 2021 a San Quirino, in quel di Pordenone.