4 novembre

Oggi, ma nel 1925, a Roma, nell’hotel Dragoni, davanti a Palazzo Chigi, dove il presidente del Consiglio dei ministri Benito Mussolini avrebbe tenuto il discorso commemorativo del settimo anniversario della vittoria nella grande guerra, l’ex deputato socialista massimalista Tito Zaniboni nonché tenente colonnello degli alpini decorato di tre medaglie d'argento al valor militare durante la grande guerra, veniva fermato in una stanza dell’hotel Dragoni, di piazza San Claudio, dal questore Giuseppe Dosi, scortato da un drappello di agenti di Pubblica sicurezza, mentre era in procinto di sparare al Duce col fucile di precisione Steyr-Mannlicher M1895 di fabbricazione austriaca. L’azione di prevenzione del crimine avveniva su delazione dell’informatore dell’Ovra, la polizia politica fascista, Carlo Quaglia. Era il primo vero e proprio esperimento strutturato di togliere la vita al figlio del fabbro di Predappio (nella foto, particolare, l’articolo rievocativo, scritto dal giornalista Gianni Bisiach, della Rai, sul settimanale “Di Più”, di Urbano Cairo editore, numero 319 del 2017). Seguiranno, tutti nell’Urbe, gli attentati di Violet Gibson, il 7 aprile 1926, di Gino Lucetti, l’11 settembre 1926, di Anteo Zamboni, il 31 ottobre 1926, ma a Bologna, di Michele Schirru, che verrà fermato il 3 febbraio 1931 in realtà senza aver mai compiuto alcun reale tentativo di aprire il fuoco e verrà fucilato, il 29 maggio di quell’anno, per aver avuto la sola intenzione di far fuori “M”, di Domenico Bovone, che il 5 settembre 1931, a Genova, salterà in aria mentre preparerà l'esplosivo per tentare di sopprimere "Mascellone", di Angelo Pellegrino Sbardellotto, il 17 giugno 1932. Il giorno successivo all’arresto di Zaniboni, il 5 novembre, a Torino, verrà preso, quale ipotetico complice dell’omicida, anche il generale di corpo d’armata Luigi Capello, altro personaggio di rilievo del primo conflitto mondiale. Zaniboni verrà condannato, per alto tradimento, a 30 anni di reclusione. Capello anche avrà la stessa pena, ma sconterà solo 9 anni in cella perché verrà rimesso in libertà, in virtù del suo alto rango militare e dei servigi resi alla Patria, il 22 gennaio 1936. L’ex onorevole di Monzambano, in provincia di Mantova, classe 1883, verrà scarcerato l’8 settembre 1943 e fu nominato, per volere del maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, Alto commissario per l’epurazione nazionale dal fascismo. Tutta la vicenda verrà ricostruita anche nel volume di Mimmo Franzinelli, intitolato “Colpire Mussolini”, che sarà pubblicato dall’editore Mondadori, di Milano, nel 2025.
