20 dicembre

Oggi, ma nel 2007, a Roma, moriva, a 90 anni, il cantante Antonio Basurto, interprete tra l’altro, con il Gruppo folk abruzzese, dell’album “Thinking of Abruzzo”, letteralmente “Ricordando l’Abruzzo”, rilasciato proprio nel 2007, per l’etichetta discografica partenopea Nuova Canaria. I brani compresi nel 33 giri erano: “L’ubriacone”, “La latteria”, “La balilla”, “Stornelli abruzzesi”, “Lu Sant’Andonie”, “La ballata della fisa”, “Zi Nicole”, “All’orte”, “La fija me”, “Zurre zurre l’urganette”, “Na chete nzera”, “Vola vola”. Originario di Lecce, il 27 luglio 1939 aveva debuttato, all'ombra della Mole Antonelliana, nell’ambito della selezione "Voci nuove" indetta dall’Eiar sul canale radio dell’emittente di Stato. In quell’occasione aveva lanciato “Ultime foglie”, di Umberto Bertini, e “La piccinina”, di Eldo di Lazzaro, accompagnato dall’orchestra di Saverio Seracini.
Si era ritirato dalle scene dopo aver rifiutato, in occasione della nona edizione del Festival della canzone napoletana -quello del 16-18 settembre 1961, presentato da Mike Buongiorno, al Teatro Mediterraneo del capoluogo campano, promosso da Achille Lauro in veste di primo cittadino, organizzato dal maestro Furio Rendine- di versare un milione e mezzo di lire per poter essere ammesso a partecipare. Lo aveva ritenuto un vero e proprio affronto. Di quel ’61 era anche il singolo “Zi Nicola/Cha cha cha abruzzese”, uscito per Italmusica Pigini Milano, e inciso col complesso guidato da Cesare De Cesaris.
E anche “La pasturella della Majella/Tutte le funtanelle”, ancora per Ipm, nello stesso ’61 (nella foto, particolare, Basurto a sinistra sulla copertina del vinile). E pure “La latteria/La pasturella della Majella”, ugualmente per Ipm, datato sempre ’61. E occorre sottolineare che in quel torno di tempo gli specialisti della “napoletanitudine” in musica e parole raramente si spingevano fino a toccare pietre miliari del repertorio popolare abruzzese. Al massimo arrivavano a riproporre nella loro versione classiche ballate in romanesco. Tra il 1949 e il 1954 Basurto aveva preso parte anche alla realizzazione di otto lungometraggi per il grande schermo.
Si era trattato di film come: “Marechiaro”, del regista Giorgio Ferroni, del 1949; “Tormento di anime”, di Cesare Barlacchi, del 1951; “Chi è senza peccato …”, di Raffaello Matarazzo, del 1952; “Papà ti ricordo”, di Mario Volpe, del 1952; “Il prezzo dell’onore”, di Ferdinando Baldi, del 1953; “Anna Perdonami”, di Tanio Boccia, sempre del ‘53; “Passione”, di Max Calandri, ancora del medesimo anno; “Trieste cantico d’amore”, ancora di Calandri, del 1954. Nel 1955, dal 27 al 29 gennaio, da esordiente, in rappresentanza della Cetra di Torino, sigla afferente a quella che diverrà la Rai, aveva pure calcato il palcoscenico del Casinò di Sanremo: per la quinta kermesse canora della Città dei fiori, in coppia con Gianni Ravera, classificandosi quinto, con la traccia “Un cuore”.
