Uno dei tre gol realizzati da Paolo Rossi contro il Brasile nel Mondiale di Spagna '82

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5 luglio

Oggi, ma nel 1982, a Barcellona, nello stadio di Sarriá, nella partita di calcio Italia-Brasile, terminata 3-2 per gli azzurri, del mondiale di quell’anno, davanti a 44mila spettatori, Paolo Rossi metteva a segno la sua tripletta. Segnava al 5’, al 25’, al 74’ minuto di gioco. Per la Seleção, invece, le marcature erano di “Sócrates”, ovvero Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, e di Paulo Roberto Falcão, al 12’ e al 68’, davanti all’arbitro israeliano Abraham Klein.

Rossi, di Prato, classe 1956, in forza alla Juventus dalla stagione 1981, soprannominato “Pablito” dopo le sue brillanti prestazioni nel campionato del mondo precedente, quello del 1978 disputato in Argentina, con le tre reti (nella foto, particolare di una delle marcature) consentiva alla compagine del Belpaese, allenata da Enzo Bearzot, di accedere alla semifinale contro la Polonia, dell’8 luglio successivo, a Barcellona, al Camp Nou, davanti a 50mila spettatori. Partita che si concluderà 0-2 per l’Italia, con altre due reti di Rossi, al 22’ e al 73’. Risultato che poi consentirà alla nazionale azzurra di passare in finale, contro la Germania ovest, l’11 luglio successivo, a Madrid, nell’impianto sportivo Santiago Bernabéu affollato da 90mila persone, eliminatoria che si chiuderà con la vittoria degli italici, 3-1, con una delle tre marcature azzurre assestate da Rossi, al 57’, e la conquista della coppa mondiale.

Dopo un avvio di mondiale condotto non all’altezza del personaggio e soprattutto delle aspettative dei tifosi, Rossi, con la maglia numero 20 destinata a diventare un’icona planetaria, iniziava a carburare nella trasferta in terra iberica proprio assestando le tre palle dentro la porta difesa dall’estremo Waldir Peres de Aruda, portiere fortemente voluto dal commissario tecnico verde-oro Telè Santana da Silva. Rossi sarà non solo ufficialmente il miglior giocatore del mondiale, ma anche il capocannoniere del torneo.

La concitata telecronaca per la diretta Rai, condotta quel 5 luglio 1982 da Nando Martellini, con il tormentone “Rossi, Rossi, Rossi” passerà alla storia del giornalismo sportivo, non solo internazionale in una epica vittoria che rimarrà nell'imaginario collettivo di tutti gli appassionati di calcio incollati al piccolo schermo in quell'estate. Anche il 9 dicembre 2020, quando Rossi morirà, a Siena, nell’ospedale Santa Maria delle Scotte, a 64 anni, per un tumore ai polmoni, i tre gol inferti al Brasile nel mondiale ’82 saranno la summa del ricordo dell’uomo, ammirato perché molto impegnato nel sociale, e dell’atleta di altissima caratura, insignito, tra l’altro, proprio in quella strepitosa stagione agonistica ’82, del pallone d’oro. Definito un attaccante dotato della grazia del ballerino unita alla spietatezza del torero, come ebbe a dire il giornalista sportivo del quotidiano Corriere della Sera Giorgio Tosatti: «Un impasto di Nureyev e Manolete», anche la sua autobiografia, che verrà pubblicata dalla casa editrice Limina, nel 2002, in occasione del ventennale dello storico 5 luglio ’82, si intitolerà, non a caso, “Ho fatto piangere il Brasile”. E lo stesso Rossi, nella fase di promozione del libro, sottolineerà: «Ecco, mi piacerebbe si ricordassero di me con un solo fotogramma: maglia azzurra addosso, braccia aperte al cielo. Paolo Rossi: “el hombre del partido”».