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5 ottobre

Oggi, ma nel 2014, a Suzuka, alla curva Dunlop, durante il 44° giro del gran premio del Giappone di Formula 1, che si stava correndo con i commissari di pista che sventolavano la bandiera gialla, si verificava l’incidente che costava la vita al pilota della scuderia Marussia ed ex della Force India, ma già in orbita Ferrari, Jules Bianchi, di 25 anni. Era francese di Nizza, con origini milanesi, ed era entrato nella massima categoria motoristica a quattro ruote attraverso la Ferrari driver academy di Maranello. Scuola che aveva frequentato nel dicembre 2009, come primo atleta ingaggiato dall’organizzazione coordinata dall’ingegnere francese Laurent Mekies, futuro direttore sportivo della Ferrari, sorta per scovare giovani talenti.

Bianchi -che era nipote di Lucien Bianchi, pilota tricolore nato nel capoluogo lombardo e poi naturalizzato belga, scomparso in un incidente durante le prove in vista della 24 ore di Les Mans del 30 marzo 1969, dopo aver vinto l’edizione precedente, quella del 1968-  era stato seguito da Mirko Bortolotti, Daniel Zampieri e Raffaele Marciello. Aveva eseguito i primi test a bordo di una Ferrari F60, bolide messo a punto per il campionato mondiale di F1 del 2009. Anche se poi il primo della scuola della rossa col cavallino rampante a debuttare in F1 era stato il messicano Sergio Pérez, con la Sauber. Jules Bianchi, che prima dello schianto fatale aveva disputato 34 gran premi di Formula 1, entrava in coma in seguito all’impatto (nella foto, particolare, durante le prime operazioni di soccorso) a tutta velocità contro un mezzo di servizio del circuito, una gru mobile da 6 tonnellate che era ferma nella via di fuga per rimuovere dal tracciato la monoposto Sauber di Adrian Sutil, uscita di pista nel giro precedente. Bianchi perdeva il controllo a causa della mancanza di aderenza delle gomme dovuta alla forte pioggia.

La gara non verrà interrotta definitivamente, ma solo sospesa temporaneamente, e il vincitore sarà Lewis Hamilton su Mercedes. L’incidente occorso a Bianchi era il primo, che avrà esito mortale, dopo 20 anni da quello di Imola, costato la vita al campione brasiliano della Williams Ayrton Senna, l’1 maggio 1994. Le cure mediche saranno inutili per Bianchi e ugualmente non servirà l’intervento chirurgico nell’ospedale di Yokkaiki che verrà scelto per tentare di ridurre l’ematoma al cervello. Bianchi morirà, nella sua Nizza, il 17 luglio 2015. Il numero 17 col quale gareggiava verrà ritirato dalle competizioni, su decisione della Federazione internazionale dell’automobile, presieduta dal transalpino Jean Todt, già direttore del team corse Ferrari dall’1 luglio 1993 al 18 marzo 2008. Il 26 maggio 2016 la famiglia della vittima annuncerà l’intenzione di intentare causa legale contro la Federazione internazionale dell’automobile e nei confronti della squadra agonistica Marussia, dopo l’auto assoluzione della Fia, secondo la quale la colpa sarebbe stata interamente del pilota che non avrebbe rispettato l’ordine dato dai commissari di rallentare. Sarà la prima volta che il Circus, in un’azione legale dallo slogan “Justice for Jules”, verrà trascinato in tribunale, in tal modo, dopo un incidente mortale.